Si parla spesso di inquinamento e delle pericolose ripercussione che alti tassi di particelle nell’aria avrebbero sulla nostra salute.
Una recente indagine ha stimato che se riuscissimo a ridurre le emissioni entro i limiti dettati dall’OMS (cosa che attualmente non riusciamo a fare) il PM 2.5 provocherebbe circa 51.213 decessi l’anno, mentre i morti da NO2[1] sarebbero 900. Se riuscissimo a ridurre al minimo entrambe le emissioni di questo tipo saremmo in grado di salvare rispettivamente, ogni anno, 124.792 (PM 2.5) e 79.435 (NO2) persone, l’equivalente della popolazione di una città come Padova.
Le ricerche, in un settore così scientificamente complesso, sono in continuo fermento.
Una indagine condotta dalla Investigative Ophthalmology & Visual Science (IOVS) ha cercato di confermare o smentire la possibile correlazione tra lo smog e la salute della vista.
Il nostro apparato visivo è soggetto a grandi forme di stress, soprattutto oggi che siamo circondati da una gran quantità di schermi che compongono la nostra dieta mediale (smartphone, pc, tablet, tv) ma nella nostra quotidianità si insidiano altri pericoli, nemici dei nostri occhi.
A nostra conoscenza, questo è il primo studio a segnalare l’associazione dell’inquinamento atmosferico ambientale con le singole strutture retiniche[2].
Stando alle ricerche di settore, l’inquinamento è considerato un problema di salute pubblica globale ed è la terza causa di perdita della vista negli adulti oltre i 50 anni: maggiormente colpita è la macula (AMD) che, nelle forme peggiori, può condurre alla perdita della visione centrale.
Vista: l’indagine a partire dalla banca dati Biobank
Biobank è una banca dati britannica che contiene al suo interno 502.656 soggetti registrati residenti in UK. I ricercatori che si sono concentrati su questo studio hanno attinto da tale fonte di informazioni nella scelta dei soggetti da coinvolgere. I primi esami di rito sono stati svolti tra il 2006 ed il 2010, con la collaborazione di 22 centri del Paese, su soggetti in età compresa tra i 40 ed i 69 anni.
Per poter essere inclusi nell’indagine, ai partecipanti è stato sottoposto un questionario per valutare le reali condizioni di salute ed escludere chi non soddisfacesse i parametri. Difatti, dopo un’attenta scrematura, la popolazione di riferimento dello studio è stato ridotto a 51.710 persone.
Tra i criteri presi in esame è possibile evidenziare: l’appartenenza ad una data area geografica, l’indice di deprivazione di Townsend (indice di povertà), i livelli di inquinamento forniti dalla Small Area Health Statistic Unit (SAHSU), centro di eccellenza riconosciuto a livello internazionale nella protezione della salute ambientale e nelle statistiche spaziali.
Gli effetti degli agenti inquinanti sulla vista umana
Per le analisi dello stato di salute dell’occhio è stata utilizzata la tomografia ottica computerizzata (Spectral Domain OCT), una tecnica non invasiva che consente la visualizzazione dell’architettura multistrato della retina e la misurazione di singoli sottolivelli retinici tra cui lo strato di fibre nervose retiniche (RNFL), cellule gangliari-strato plessiforme interno (GCIPL), strato fotorecettore e RPE.
L’imaging SD-OCT ha misurato sette strati retinici: strato di fibre nervose retiniche, cellula gangliare – strato plessiforme interno, strato nucleare interno, strato plessiforme esterno + strato nucleare esterno, segmenti interni del fotorecettore, segmenti esterni del fotorecettore e RPE.
Al contempo i vari inquinanti inclusi nella ricerca sono il PM 2.5, PM 2.5ab, PM10, NOx. Questi agenti sono stati associati ad altri fattori.
Sono state eseguite analisi di regressione lineare multivariabile per determinare le associazioni tra ciascun inquinante atmosferico (variabili indipendenti) e lo spessore retinico individuale (variabili dipendenti), aggiustando per età, sesso, razza, indice di privazione di Townsend, BMI, abitudine al fumo e SER[3].
Risultati della ricerca
Visti i livelli di inquinamento che respiriamo, le micro particelle vanno ad incidere sul sistema nervoso centrale di cui anche la retina fa parte. Gli effetti osservati dai ricercatori sono riassumibili in: stress ossidativo, attivazione delle vie infiammatorie, aumento della coagulazione. Tra queste tre conseguenze, lo stress ossidativo è quello che ha colpito maggiormente i partecipanti allo studio. Le cause sono imputabili all’elevato consumo di ossigeno dell’occhio, all’alta percentuale di acidi grassi polinsaturi e all’esposizione alla luce. L’incidenza, come spesso accade, aumenta al crescere dell’età.
“I nostri risultati suggeriscono che gli strati retinici interni possono essere influenzati dall’inquinamento atmosferico rispetto agli strati retinici esterni. Il PM fine sembra avere effetti più negativi sulle strutture retiniche, che possono predisporre allo sviluppo di malattie oculari comuni come la degenerazione maculare e il glaucoma. I nostri risultati dimostrano evidenza morfologica che può precedere i potenziali effetti dannosi dell’inquinamento dell’aria ambiente sulla malattia degli occhi, 5-7, anche con livelli relativamente bassi di esposizione. Sono necessari ulteriori studi per valutare i contributi relativi delle misure di inquinamento dell’aria ambiente esterno e interno sulla struttura e la funzione della retina[4]”.
Gli sforzi verso un mondo più inclusivo: il caso dei videogiochi
Questa ricerca ci offre l’opportunità per riflettere anche su un aspetto legato a chi soffre di problemi di vista. Notoriamente, il mondo che abbiamo costruito poco si adatta alle esigenze di chi soffre di una disabilità. Se a ciò aggiungiamo anche la maleducazione ed i comportamenti errati, potremmo dire, senza timore di esagerare, che no(!), questo non è un mondo a misura di disabile.
Un caso su cui si dibatte molto, specie negli ultimi tempi, riguarda le difficoltà legate alla silenziosità dei motori elettrici che mettono in serio pericolo i pedoni affetti da cecità.
A tal proposito, però, è opportuno citare un caso positivo: una recente indagine condotta da Lenstore, rivenditore di ottica online, ha stilato una classifica con i migliori giochi per ipovedenti.
Quella dell’ipovisione è una condizione di riduzione permanente delle funzioni visive che impediscono ad un soggetto di avere pieno controllo dell’attività relazionale, lavorativa e della propria vita in generale.
Testo piccolo, immagini lampeggianti ed i colori sono tra i problemi più gravi che un giocatore con difficoltà visive deve affrontare. Da questa ricerca è venuto fuori che molti degli sviluppatori dei videogiochi più popolari si stanno adoperando per fornire maggiori modalità di gioco, tali da renderli più inclusivi.
The Last of Us II è il videogioco che guida questa particolare classifica: include filtri per protanopia, daltonismo e tritanopia, colorazione HUD personalizzabile. Segue, in graduatoria, World of Worcraft, a sua volta molto amato dai gamer di tutto il mondo. Ma non si creda, tuttavia, che la questione riguardi solo i videogiochi. Lo studio ha preso in considerazione anche i giochi da tavolo che, a quanto pare, non sono poi così attenti alle difficoltà dei potenziali giocatori. In questo caso, il primo in classifica è il gioco degli scacchi, seguito, al secondo posto, dal Cribbage.
Salvaguardiamo la nostra vista
Ci sono tanti piccoli accorgimenti per aiutare i nostri occhi a rimanere in salute: dal più classico e scontato come il sottoporsi a controlli periodici dal proprio oculista, a quello di indossare occhiali da sole con luce troppo forte. Non vanno sottovalutati gli schermi così come il fumo e l’alcool; l’alimentazione può essere un ottimo alleato.
Ma prima di ogni altra cosa – lo studio britannico ce lo dice chiaramente – è importante aiutare il nostro pianeta: sostenere la Terra vuol dire sostenere anche la nostra vista.
[1] Il Sole24Ore, “Quante morti premature in meno avremmo se abbattessimo davvero le emissioni?”, 2021. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.infodata.ilsole24ore.com/2021/02/19/quante-morti-premature-in-meno-avremmo-se-abbattessimo-davvero-le-emissioni/?refresh_ce=1
[2] S. YL Chua, A. P. Khawaja, A. D. Dick, J. Morgan, “Ambient Air Pollution Associations with Retinal Morphology in the UK Biobank”. Investigative Ophthalmology & Visual Science (IOVS), 2020, Vol.61, 32. Consultabile al seguente indirizzo: https://iovs.arvojournals.org/article.aspx?articleid=2766216
[3] Ibidem.
[4] Ibidem.
Autore articolo
Martina Shalipour Jafari
Redattrice
Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
Instancabile lettrice e appassionata di cinema.
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