Giorno dopo giorno, in nome di una sempre maggiore efficienza e produttività, il digitale continua a trasformare, rivoluzionandolo, il nostro mondo. Si tratta di un processo di trasformazione che riguarda sia strumenti di utilizzo quotidiano, come i social media, che tecnologie più avanzate, basti pensare ad intelligenza artificiale, blockchain e cyber security.
Che si tratti di sviluppi tecnologici più o meno recenti, mentre abbracciamo questi progressi vari, è tuttavia essenziale saper comprendere e, soprattutto, saper gestire l’impatto ambientale che questi tutti comportano. Pur portando vantaggi significativi nella nostra vita, ogni innovazione tecnologica, dalle più semplici alle più complesse, nessuna esclusa, richiede infatti energia e risorse per poter essere prima sviluppata e poi mantenuta.
Pertanto, nel contesto di un mondo sempre più connesso e digitalizzato, diviene fondamentale farsi promotori, anche nel proprio piccolo, di una transizione digitale che cerchi di rivoluzionare a sua volta il digitale stesso, rendendolo più sostenibile. Ma come? Laddove non si può intervenire per rendere più sostenibile la produzione, vediamo, invece, come si può provare a fare un uso del digitale che sia più consapevole e responsabile, e così, dunque, anche più rispettoso dell’ambiente.
L’impatto del digitale tangibile e intangibile
Nel gergo del digitale si è soliti fare una distinzione tra i cosiddetti asset tangibili e intangibili. Per capire meglio di cosa si tratta, ecco alcuni esempi: dispositivi fisici come il computer, lo smartphone o lo smartwatch sono asset digitali tangibili; tutto ciò che è dati, come documenti e immagini, ma anche i software, i siti web, le applicazioni e i nostri vari account social, costituisce, invece, l’insieme degli asset intangibili.
Da qui, viene facile pensare che ad avere un grande impatto e a produrre “spazzatura digitale” siano solo o per lo più i primi, ma in realtà, per quanto siano invisibili – perché non oggetti fisici – all’occhio umano, anche tutti gli asset intangibili che occupano spazio nei nostri dispositivi e nei server (spesso centralizzati in server farm, letteralmente “fattorie di server”) contribuiscono non meno ad impattare, consumando energia e contribuendo, così, a produrre emissioni. Anche una banale ricerca su Google o l’invio di una semplice mail ha il suo impatto sull’ambiente, per il semplice fatto che ogni azione, elementare o complessa che sia, la si deve pensare replicata per miliardi di volte.
Così, ad esempio, in questo caso un suggerimento può essere quello di optare per dispositivi che utilizzino tecnologie che ne riducano il consumo energetico e che possano garantirci un lungo ciclo di vita di per sé o il cui ciclo di vita possa essere ampliato tramite riparazioni. Altro saggio consiglio è quello di riciclare o donare. Mai sentito parlare di rigenerazione e smartphone ricondizionati? Opporsi all’obsolescenza programmata è, infatti, un modo per cercare di frenare lo sfruttamento ambientale, che sappiamo poi essere pure sociale.
Una guida a semplici comportamenti responsabili
Quanto spesso ci prendiamo del tempo per cancellare foto, video o documenti salvati nei nostri dispositivi e nei cloud? La risposta è, generalmente, quasi mai. Tutto questo accumulare, però, ha un impatto decisamente significativo, in primis sulla memoria dei nostri cellulari, che magari, invece di svuotare, andiamo poi prontamente a rimpiazzare.
L’invio, la ricezione e l’archiviazione dei dati implica in ogni fase la produzione di CO2, ragion per cui sarebbe utile, per fare qualche altro esempio:
- riflettere prima di inviare un messaggio o fare una telefonata, tenendo a mente che un SMS implica un consumo minore rispetto ad una mail, così come una conversazione a voce è più sostenibile di una videochiamata;
- condividere file compressi o tramite link piuttosto che allegati pesanti nelle mail;
- annullare le iscrizioni a tutte quelle liste che non ci interessano realmente e a tutte quelle newsletter che di fatto non leggiamo;
- fare ordine e pulizia nei nostri telefoni, cancellando tutti i dati di cui non abbiamo più bisogno sia dalla memoria interna che da quella esterna che dai cloud, con una certa regolarità, disistandallando anche tutte quelle applicazioni che quotidianamente non utilizziamo;
- ridurre il tempo che trascorriamo sui social media (il che può far solo che del bene anche alla nostra salute mentale!).
O ancora, per elencare altre buone norme da adottare per responsabilizzare il nostro uso quotidiano della tecnologia, dovremmo:
- ridurre la luminosità dei nostri schermi;
- spegnere il Bluetooth e/o il GPS quando non necessari;
- attivare le funzioni di risparmio energetico, tra cui la modalità scura, la quale contribuisce anche a ridurre l’affaticamento visivo, riducendo il contrasto tra gli schermi e l’ambiente a noi circostante;
- chiudere tutte le applicazioni che restano non necessariamente aperte in background sui nostri dispositivi;
- non tenere, inutilmente, più finestre aperte nel browser;
- non lasciare i nostri dispositivi in standby, ma piuttosto spegnerli quando non più in uso;
- alimentare preferibilmente i nostri dispositivi con fonti rinnovabili e prediligere le batterie ricaricabili, tenendo bene a mente, però, di staccare i caricatori dalle prese a ricariche concluse.
Niente di impossibile, vi pare? Quante di queste piccole azioni fanno già parte della vostra quotidianità? Quali via piacerebbe integrare?[1]
La consapevolezza come chiave del cambiamento
La prima cosa da fare per trasformare il digitale che ci trasforma, rendendolo più green, è – come è sempre buona regola, di qualsiasi cosa si tratti – informarsi e da qui acquisire consapevolezza, per riflettere, e per poter agire di conseguenza. D’altronde, è soltanto da scelte ragionate che possono derivare azioni consapevoli, che ci permettano di impostarci degli obiettivi realistici per un uso più sostenibile delle varie tecnologie.
Dopodiché, diventare promotori del cambiamento significa non solo modificare le nostre abitudini digitali, ma anche influenzare positivamente chi ci circonda, incoraggiando un utilizzo responsabile e rispettoso delle tecnologie. Ogni piccolo passo conta, e, come in ogni cosa, insieme possiamo fare la differenza.
Fonte: https://www.linkedin.com/learning/digital-sustainability-how-to-reduce-your-digital-footprint
Federica Fiorletta
Redattrice