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Vaccino SARS-Cov2, da Wuhan allo sviluppo di una cura

Future Brain sostiene l’invito di Roberto Burioni a far presto con la vaccinazione

Vaccino SARS-Cov2 - copertina

Non ce n’è per nessuno. La scoperta dell’anno 2020 secondo la rivista Science è il vaccino contro la SARS-Cov2[1]. Così scrive Jon Cohen nell’articolo pubblicato il 17 dicembre scorso sulla rinomata rivista di divulgazione scientifica. Un articolo in cui l’autore non si limita solo ad elencare quelle che sono le ricerche innovative arrivate seconde in questa prestigiosa classifica, ma in cui ripercorre, cronologicamente, tutto il sentiero che ci ha portato dalla scoperta del virus a Wuhan, sino all’approvazione del vaccino in alcuni Paesi del mondo. Erano gli inizi di gennaio 2020 quando nella metropoli cinese si stava diffondendo una strana epidemia. A rendersene conto un giovane medico, Li Wenliang (nella foto qui in basso), vittima del sistema politico del suo Paese prima, del virus poi.

SARS-Cov2 - Li Wenliang, medico cinese

Secondo gli scienziati ed esperti del settore, lo sviluppo e la ricerca di un nuovo vaccino avrebbe richiesto due anni di tempo. Nel caso del vaccino contro la SARS-Cov2 sono bastati 11 mesi. Agli inizi di novembre l’azienda farmaceutica statunitense Pfizer ha annunciato la messa a punto, assieme alla tedesca BioNTech, di un vaccino efficace al 90% contro la SARS-Cov2. Nell’arco dell’ultimo mese e mezzo governi ed istituzioni si sono fatti avanti per ottenere i lotti necessari a dare avvio alla vaccinazione mentre scienziati e politici di mezza Europa spingono tuttora affinché la più grande campagna di vaccinazione di massa prenda avvio il prima possibile.

Vaccino anti SARS-Cov2, come siamo messi

I primi a partire con la vaccinazione Pfizer-BionTech sono stati i britannici lo scorso 8 dicembre. Pochi giorni dopo è stata la volta dei martoriati Stati Uniti, uno dei paesi maggiormente colpiti per numero di contagiati (17 975 428) nel mondo. L’Unione europea segue ad una decina di giorni di distanza. In un primo momento il giorno dell’approvazione era stato fissato al 29 dicembre ma sotto pressione della Cancelliera tedesca Angela Merkel, la riunione è stata anticipata al 21 dicembre. A pronunciarsi in questa data è stata l’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) che nel pomeriggio si è riunita ad Amsterdam per valutare l’efficacia del vaccino sviluppato da Pfizer-BionTech. In tarda serata è, poi, giunta l’approvazione della Commissione concludendo, in questo modo, le procedure di rito a livello istituzionale. Adesso si passa alla somministrazione delle dosi già in distribuzione in molti Paesi.

Il 27 dicembre, infatti, secondo gli accordi presi da vari Paesi europei tra cui Italia, Francia e Germania, si dovrebbe celebrare il “Vaccine day”, giorno in cui 7 stati dell’Unione dovrebbero dare avvio alle vaccinazioni contemporaneamente[2]. Un gesto che punta ad unire, simbolicamente, la popolazione europea nella sfida più dura dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.

Come verrà effettuata la vaccinazione in Italia?

I primi a ricevere le dosi di vaccino nel nostro Paese saranno gli operatori sanitari, sia delle strutture ospedaliere che delle RSA, assieme ai pazienti di queste ultime. Si parte, dunque, dai soggetti più esposti e a maggior rischio. Questa che è stata definita la prima fase del piano vaccinale probabilmente richiederà diversi mesi. Solo da marzo comincerà la seconda fase che riguarderà il resto della popolazione, sempre partendo dai soggetti più a rischio a scendere. Stando ai dati, affinché si raggiunga l’immunità di gregge, si dovrà attendere di raggiungere una copertura vaccinale compresa tra il 65% e l’85% della popolazione. Ciò che adesso preme maggiormente da parte della comunità scientifica è evitare qualsiasi tipo di ritardo.

Ne ha parlato recentemente l’immunologo e divulgatore scientifico Roberto Burioni, in occasione di una puntata del programma televisivo Che Tempo che fa condotto da Fabio Fazio, su Rai3. In quell’occasione il Professore ha rivolto un appello all’intera comunità scientifica affinché si unisse a lui nell’auspicare…

…che non ci sia nessun ritardo nella vaccinazione. Ogni giorno di ritardo vuol dire centinaia di morti, migliaia di nuovi malati, portare il Paese in una crisi senza precedenti. Lungaggini burocratiche sono parte del nostro Paese. Questa volta il ritardo non è tollerabile, non possiamo accettarlo. Dobbiamo vaccinare il maggior numero di persone nel minor tempo possibile perché ora c’è una strada concreta percorribile[3].

Noi di Future Brain accogliamo e facciamo nostro l’appello del Professor Burioni.

Efficacia del vaccino Pfizer-BioNTech

Dal momento della messa in commercio del vaccino si sono osservate alcune reazioni avverse. Non è raro infatti avere degli effetti indesiderati dopo aver effettuato l’iniezione. Ne ha parlato ancora una volta il professor Burioni nel programma domenicale, serale di Rai3, mentre spiegava le modalità con cui si è proceduto alla sperimentazione del vaccino anti SARS-Cov2 sull’uomo.

Vaccino SARS-Cov2 - iniezione

Le persone interessate dallo studio sono state 44 mila in tutto[4]: 22 mila persone hanno ricevuto una dose di vaccino, alle restanti 22 mila persone è stato dato un placebo. Ebbene, dagli studi effettuati su questa popolazione di riferimento, si è osservato che i soggetti vaccinati non si sono ammalati e che il vaccino ha una grande efficacia soprattutto tra i più anziani. Al contrario, coloro i quali non hanno ricevuto il vaccino hanno continuato ad ammalarsi.

Ma abbiamo parlato di effetti collaterali. Tra quelli rilevati troviamo un ventaglio di situazioni non gravi: febbre, mal di testa, linfonodi ingrossati e stanchezza. Tutti sintomi che sono passati da soli. Va anche detto che tra i 44 mila soggetti interessati dallo studio ci sono state anche sei morti: 4 tra i non vaccinati e due tra i vaccinati ma per motivi non legati allo studio in questione.

Il vaccino superumano

Sempre nel corso di una puntata di Che tempo che fa di inizio dicembre, Fazio ha avuto occasione di intervistare Eric Topol, cardiologo e scienziato americano. Fondatore e direttore dello Scripps Research Translational Institute nonché professore molecolare, Topol ha definito il vaccino contro il covid19 un “vaccino superumano[5]. Una definizione dovuta alla particolare efficacia nel neutralizzare il virus pari a quello sviluppato contro il papilloma umano.

L’eminente scienziato ha poi parlato delle difficoltà incontrate nel corso di questa pandemia da SARS-Cov2 e delle cause da cui sono derivate: la mancanza di fiducia e di rispetto della scienza. Le difficoltà materiali non sono certamente da trascurare ma è stata principalmente questa la causa di migliaia di contagi e di morti. Tuttavia, gli sforzi profusi per lo studio e lo sviluppo di questo vaccino in tempi da record fanno ben sperare per il futuro.

Per la prossima pandemia sappiamo che possiamo agire velocemente.

L’iter per la produzione e approvazione di un vaccino

Ma qual è il percorso per la produzione e l’approvazione di un vaccino? Ce lo raccontano l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e l’EpiCentro (dell’Istituto Superiore di Sanità[6]). Il processo può richiedere anche fino a dieci anni e si basa sull’applicazione in maniera stringente del metodo scientifico. Ma, quali che siano le tempistiche per il suo sviluppo, il punto di partenza è lo studio approfondito del patogeno con cui ci si sta interfacciando e del tipo di interazione con l’organismo umano.

Inizialmente si effettuano studi sperimentali in vitro, in base ai quali è possibile stabilire quale sia la composizione qualitativa e quantitativa ideale di un vaccino (tipologia e quantità della componente attiva e di tutte le altre sostanze previste).

Dopo questo passaggio, lo step successivo riguarda la sperimentazione pre-clinica con osservazione in vitro e test su modelli animali necessari a capire quale sia la risposta immunitaria, il profilo tossicologico ed efficacia su un organismo vivente complesso. Superata questa fase si passa a quella clinica, suddivisa in quattro momenti:

le prime tre (che coinvolgono un numero crescente di volontari) si svolgono prima della messa in commercio del vaccino mentre la quarta è rappresentata dagli studi post-commercializzazione e coinvolge milioni di persone.

Nelle prime tre fasi si procede a testare il vaccino su una popolazione sempre più ampia: questa fase serve per stabilire la posologia, per valutare la capacità di stimolazione di una risposta anticorpale, valutare le tipologie e frequenza di reazioni avverse. In più, in questo momento della sperimentazione si valuta anche la possibilità di somministrazione in combinazione con altri vaccini già in commercio.

Gli ultimi momenti riguardano lo studio post-commercializzazione che valuta l’effettiva efficacia e affidabilità in reali condizioni d’uso ma soprattutto permette di coglierne il comportamento in specifici sottogruppi di popolazioni. Affinché sia ritenuto utile e funzionale, il vaccino deve avere un’efficacia molto alta e il beneficio deve essere nettamente superiore al rischio.


[1] Science, “Breakthrough 2020”, 17 dicembre 2020. Consultabile al seguente indirizzo https://vis.sciencemag.org/breakthrough2020/

[2] “Covid e vaccino”, Quotidiano sanità, 2020. Consultabile al seguente indirizzo https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=90997 

[3] Roberto Burioni, “Che tempo che fa”, 13 dicembre 2020. Consultabile al seguente indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=deS-uvGqEnA&ab_channel=Rai

[4] Ibidem.

[5] Eric Topol, “Che tempo che fa”, 6 dicembre 2020. Consultabile al seguente indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=ooqfRVBCERk&ab_channel=Rai

[6] EpiCentro, “Come viene sviluppato e commercializzato un vaccino”. Consultabile al seguente indirizzo https://www.epicentro.iss.it/vaccini/VacciniSviluppoCommercio

Autore articolo

Martina Shalipour Jafari

Martina Shalipour Jafari

Redattrice

Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
Instancabile lettrice e appassionata di cinema.
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