Una donna promettente è stato uno dei film candidati agli Oscar 2021, nonché una delle pellicole più attese nelle sale italiane.
Con il suo esordio alla regia, Emerald Fennel, conosciuta principalmente per la sua interpretazione di Camilla nella serie The Crown, ha guadagnato l’attenzione di tutti i grandi del settore, raccontando in modo originale un tema molto sentito negli ultimi anni soprattutto negli Stati Uniti: la violenza sessuale sulle donne.
Una donna promettente: la vendetta è femmina
Con una partenza entusiasmante, Una donna promettente ha suscitato attesa e curiosità nel periodo antecedente la sua uscita nelle sale.
Emerald Fennel si appropria del sottogenere dei revenge-movie al femminile ed elabora un prodotto provocatorio e ricco di riflessioni sul grande problema della nostra società.
Cassie è una ragazza di trent’anni, sveglia e intelligente, che ha smesso di vivere la sua vita dopo un forte trauma subito durante gli anni dell’università: la sua migliore amica Nina si è uccisa dopo aver subito violenza sessuale da parte di un gruppo di ragazzi. Da quel momento Cassie abbandona gli studi e divide la sua vita tra un lavoro in caffetteria e serate di vendette personali nei confronti del genere maschile.
È interessante notare come queste ritorsioni siano incentrate più sull’umiliazione che sulla violenza fisica: smascherare la natura malata degli uomini e metterli davanti allo specchio rivelatore del loro sé “più profondo”.
Una donna promettente: da una grande idea a una “piccola” esecuzione
Seppure il film risulti estremo in alcune circostanze, è innegabile che ciò che tenta di raccontare sia la verità. È assurdo che al giorno d’oggi una donna non abbia il diritto di sbronzarsi in un locale o di vestirsi come preferisce perché altrimenti arriva il “pirla” di turno che prova ad approfittarsene.
Tuttavia, Una donna promettente presenta delle gravi cadute di stile che smorzano l’incisività del messaggio e lo rendono meno impattante agli occhi del pubblico, che alla fine ricorderà solo di quanto il film sia stato niente di che.
Una donna promettente si presenta un po’ troppo teen, con una narrazione zoppicante e scene di poco spessore. Tutto il peso è retto dall’interpretazione di Carey Mulligan che conferma di essere una grandissima attrice, intensa e comunicativa, e che, grazie alla sua prova, restituisce al messaggio un po’ di credibilità che purtroppo viene frantumata nel corso della narrazione.
Una donna promettente: quello che gli uomini forse non dicono
È dal 2006 ormai che le molestie sessuali e la violenza sulle donne sono temi caldi, affrontati quotidianamente sui social networks e in tutto il web. Con l’inizio del movimento #metoo la denuncia dei maltrattamenti delle donne, in particolare sul luogo di lavoro, si è trasformata in un effetto a catena che ha aumentato esponenzialmente la pervasività e la consapevolezza del problema.
Certamente non è una novità vedere sul grande schermo storie di violenze sulle donne: David Lynch, Spielberg, Tornatore, grandi registi ne hanno tratto grandi film.
Ma è interessante vedere come negli ultimi anni queste tematiche siano raccontate proprio da donne.
Forse le produzioni ancora scarseggiano e, forse, è ancora un po’ presto per parlare di “movimento cinematografico (e non solo) di denuncia” tutto al femminile. Ma certo è che la riflessione e il confronto sul tema ormai sono diventati inarrestabili.
Autore articolo
Sara Giovannoni
Redattrice
Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
Intanto keizoku wa chikara nari.
Se volete, andate a cercare il significato!