Nel 2004 questa notizia non sarebbe stata degna di nota. Quando i social network hanno fatto il loro ingresso nella quotidianità delle persone di tutto il mondo difficilmente si credeva che sarebbero diventati il motore di (quasi) ogni business. Non mentiamo. Immaginare una vita senza Instagram, Facebook o TikTok è davvero difficile, se non impossibile.
Ma più una cosa acquista potere e più sarà soggetta ad attente analisi, a critiche, a studi, a strumentalizzazioni. Ed è quello che sta accadendo negli Stati Uniti per la piattaforma più performante in assoluto: TikTok.
Tic tac TikTok: perché la legge vola in Congresso
Con un tempo davvero da record, il 13 marzo la Camera statunitense ha votato quasi all’unanimità la legge che spianerebbe la strada al bando della piattaforma TikTok negli USA. Le motivazioni dietro questa corsa alla disapprovazione sono molteplici. In particolare, i primi firmatari della proposta, il Repubblicano Mike Gallagher e il Democratico Raja Krishnamoorthi, hanno urlato alla minaccia della sicurezza nazionale da parte del governo cinese[1].
Ebbene sì. Per chi non lo sapesse, TikTok appartiene alla ByteDance, una società cinese con sede a Pechino e attiva nel settore informatico dal 2012 che, nel 2018, ingloba alle diverse piattaforme di contenuti che già possedeva nel proprio catalogo anche TikTok. Perché la proprietà cinese spaventa gli Stati Uniti? Non è difficile immaginarlo.
Operazioni di spionaggio di massa e “lavaggio del cervello” alla popolazione statunitense sono tra i primi motivi di terrore. Lo stesso Joe Biden, attuale Presidente, utilizza TikTok e ha dimostrato solidarietà alla causa, affermando di voler firmare la legge che porta al bando ufficiale della piattaforma, che dovrebbe avvenire tra circa 6 mesi, a meno che la società cinese non decida di cedere il controllo della fetta americana a società statunitensi. Dal canto suo, la Cina ha affermato che ci saranno ripercussioni per questa “minaccia” subita, vista anche la grandissima popolarità che la piattaforma ha proprio negli USA, con più di 150 milioni[2] di creator attivi.
Tic tac TikTok: dall’altra parte del ring c’è Donald Trump
Affermare di voler tagliare i ponti con la piattaforma più utilizzata del web e, quindi, chiudere i profili di tutte quelle persone che hanno realizzato un vero e proprio business con TikTok (ammesso che si possano chiudere), è di per sé un rischio. Se poi, tale affermazione avviene in campagna elettorale, il rischio è ancora maggiore. Infatti, l’acerrimo avversario di Biden, l’immortale Donald Trump, ha colto immediatamente la palla al balzo, posizionandosi a favore dei creators americani.
C’era da aspettarselo. Lo stesso Trump che, durante il suo mandato aveva espressamente dichiarato TikTok come una minaccia per la politica estera, per la sicurezza e per l’economia USA, ora si trova a difenderla, soprattutto in relazione a Facebook, considerata dall’ex presidente “una piattaforma disonesta e nemica del popolo”[3].
Ma, a prescindere (per quanto possibile) dalle questioni politiche, in realtà, già da qualche anno alcune società statunitensi avevano in programma di acquisire TikTok. Activision, nota azienda dell’intrattenimento interattivo, quando era guidata da Bobby Kotick, aveva espresso interesse direttamente al fondatore di ByteDance, Zhang Yiming. Ma anche altri del big tech USA come Microsoft e Oracle avevano provato a comprare l’app quando Trump ai tempi spingeva per il bando della piattaforma.
Tic tac TikTok: cosa significherebbe chiudere TikTok negli Stati Uniti
Sicuramente non sarà facile vietare l’utilizzo della piattaforma tra gli utenti statunitensi. Esistono diversi modi per aggirare il problema, come cambiare la “regionalità” dello store da cui si scaricano le applicazioni mobili. Ma chi ha già l’app sul proprio smartphone? Teoricamente, potrebbe continuare ad utilizzarla, a meno che non venga stipulato un accordo (improbabile) con le due Big Tech, Google e Apple, per cui smettano di inviare gli aggiornamenti a una determinata fetta di utenti, rendendo di fatto l’app inutilizzabile.
In uno scenario così distopico, emergono anche le possibili conseguenze di un simile blocco. Probabilmente ci sarebbe un incremento dei contenuti su altre piattaforme, come Instagram, oppure non passerebbe troppo tempo prima che qualcun altro dia vita a una nuova app “simil” TikTok. È faticoso immaginare cosa potrebbe accadere, proprio perché è difficile credere di poter bloccare una simile “macchina”, dove con il termine ‘macchina’ sono incluse tutte quelle società, gruppi di hacker, persone, che si attiverebbero immediatamente per porre rimedio alle limitazioni.
Insomma, anche se non ci riguarda direttamente da vicino, questa vicenda suscita un certo interesse. Forse perché gli asset mondiali stanno lentamente cambiando e. non è detto, che prima o poi anche noi potremmo ritrovarci in una simile situazione. Chissà.
[1] Esquire, Come mai gli Stati Uniti vogliono mettere al bando TikTok, articolo consultabile per intero al link https://www.esquire.com/it/news/attualita/a60183894/tiktok-ban-stati-uniti-legge/
[2] Dato tratto da Tridens Technology.
[3] La Stampa, Gli Stati Uniti approvano la legge per vietare TikTok. La Cina avvisa: “Ci saranno ritorsioni”, articolo completo al link https://www.lastampa.it/esteri/2024/03/13/news/tiktok_vietato_stati_uniti-14143748/
Autore articolo
Sara Giovannoni
Redattrice
Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
Intanto keizoku wa chikara nari.
Se volete, andate a cercare il significato!