Written by 11:29 Home, Reviews

“Strappare lungo i bordi”: io sono noi

Un altro “pezzetto di carta” per continuare a scaldarci: la serie TV del fumettista Zerocalcare, al primo posto tra le più viste in Italia su Netflix

Strappare lungo i bordi

di Sara Giovannoni

Tutti parlano di ‘sta serie Strappare lungo i bordi, di ‘sto tipo, Zerocalcare. Io non la voglio vedè perché non ho mai letto i fumetti suoi, non so manco che faccia c’ha e mi sentirei un’ipocrita a guardà ‘na cosa solo perché ne parlano tutti. Ma alla fine la guardo. Perché sò un’ipocrita.

Tra la stesura di un copy marketing e l’altra, tra ‘n’email delirante dell’account più cacacazzo che ti può capitare e l’ansia assoluta pe’ le ferie di Natale di cui ancora non t’hanno fatto sapè ‘n cazzo, finisco la serie.

Strappare lungo i bordi: inizia il flusso di coscienza

Accade qualcosa di strano. Ho dei vaghi ricordi delle mie reazioni mentre guardo in successione gli episodi: ricordo di aver riso, ricordo di aver pensato almeno 150 volte “oh cazzo, sò io!”, ricordo di essermi arrabbiata a ‘na certa. Poi alla fine ricordo di aver pianto. No, non è un ricordo, le lacrime scendevano chiaramente sul mio viso. Ma no coi singhiozzi e il muco, un pianto compassionevole, elegante, solenne.

Nella testa volano i peggio pensieri ma cerco di tenerli a bada per un po’ e vado a leggere qualcosa su ‘sto Zerocalcare.
Oddio, ‘sto tipo c’ha un volto e somiglia pure a quel compagno di classe mio che tutti prendevano in giro e dicevano che era strano perché un giorno è arrivato in classe con un fiore di campo. E si chiama Michele Rech. No l’amico mio, Zerocalcare, fumettista italiano, comparso anche in una serie TV, forse due. Ma è complicato trovà qualcosa su ‘sto uomo perché ormai è tutto contaminato da discussioni varie su Strappare lungo i bordi.

Strappare lungo i bordi: prosegue il flusso di coscienza

Ancora non pienamente cosciente delle mie reazioni e dei miei sentimenti, apro qualche autorevole pagina web che si pregia di ottime recensioni, ricche di dettagli: “Strappare lungo i bordi è una storia vera, la vita di Zerocalcare o “Chi è davvero Alice?”. Oppure ancora, “Strappare lungo i bordi: il grido di una generazione” (co ‘sta cosa che ho scritto due volte il titolo, che è pure la parola chiave di tutta ‘sta manfrina, dovrei aver ristabilito il delicato equilibrio della SEO).

Insomma, tantissime informazioni interessanti scritte da Gianfragno Fregni, 52 anni.
Così mi metto a pensà e subito dopo a scrive. Poco importa s’è la storia vera di Michele Rech e poco importa di chi sia davvero Alice, o Sarah, o Secco. E soprattutto, questo non è un grido della generazione nostra (sì, perché ne faccio parte. Sara, 30 anni, stagista con scadenza).

Strappare lungo i bordi

Strappare lungo i bordi: finisce il flusso di coscienza

Strappare lungo i bordi è un abbraccio. Quello stesso abbraccio che si danno Zero e Alice sul divano quella sera, l’unica cosa possibile da fare e l’unica di cui si aveva davvero bisogno. Qualcuno che ti dica “oh, ti capisco perché sto così pure io”. È tutto “‘na merda” e il grido di un prodotto tecnicamente ben fatto non servirà a nulla perché è l’ennesima cosa che farà il suo tempo.

E pure ‘sta cosa è frustrante perché pensi “che cazzo”, l’effetto non può durare un po’ di più?! E ti ricordi che sei comunque solo in un mondo che ha gli ingranaggi arrugginiti, ma che ogni tanto ti regala delle gioie come gli amici, una vacanza ogni 5 anni, uno stipendietto che almeno per 6 mesi stai a posto con le spese primarie, una serie TV che ti aiuta a buttare fuori tutto il turbinio di emozioni che hai dentro e ti alleggerisce di quel peso sulle spalle che ti trascini da quando hai finito l’università, co tutte quelle cose che si dicono sui giovani che sono fannulloni e sul fatto che “se sei davvero bravo ti pigliano da qualche parte”. Strappare lungo i bordi non è un grido della nostra generazione, è ‘na tregua. Ma solo per oggi. E co ‘sto ultimo periodo ho sfanculato definitivamente la SEO. Ma tanto questa non è una recensione, è più una lettera per ringraziare.

Perciò, grazie Zè.


Autore articolo

Sara Giovannoni

Sara Giovannoni

Redattrice

Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
 Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
 
Intanto keizoku wa chikara nari. 
Se volete, andate a cercare il significato!

(Visited 280 times, 1 visits today)
Close