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Spaceman

Su Netflix un piccolo capolavoro con Adam Sandler

Astronauta

Che la logica dei “nuovi” player dell’intrattenimento si basi sulla quantità di contenuti e, non tanto sulla qualità, era già chiaro a tutti da tempo. Ecco perché quando ci si imbatte in piccoli capolavori si resta stupiti il doppio. Spaceman è uno di quelli, ma occorre vederlo per capire davvero. Diretto dal regista svedese Johan Renck (che ha lavorato alla mini serie HBO “Chernobyl”, per dirne una) il film è un adattamento cinematografico del famoso romanzo “Spaceman of Bohemia” di Jaroslav Kalfař.
Ma se nel romanzo troviamo più ironia e leggerezza, il film è un viaggio intimo e introverso nella mente di un uomo solitario, sulla Terra come nello Spazio.

Spaceman: se c’è Adam Sandler allora sicuro fa ridere

Partiamo dalla scelta dell’attore. Ogni volta che vediamo Adam Sandler in un trailer c’è chi pensa “questo allora fa ridere”, e chi mente. In effetti, l’attore ha fatto una scelta di vita, anzi, di carriera, diventando uno degli attori comici più amati al mondo. Ma come ogni bravo attore (senza categorizzazioni), Sandler è molto di più e in questo film, come in altri recenti, ne ha dato prova.

Jakub è un astronauta, scelto per compiere una missione spaziale di 6 mesi in solitaria. Il suo viaggio è supportato da un’equipe multidisciplinare che deve assicurarsi che raggiunga l’obiettivo prefissato.
Ma nel corso del suo viaggio, l’astronauta inizia ad accusare malessere e solitudine perché sua moglie Lenka, interpretata dalla grande Carey Mulligan, sembra aver tagliato tutti i ponti con lui e con il loro matrimonio. Ma Jakub non ne ha certezza, perché nessuno vuole comunicargli la verità. Ed è proprio questo silenzio assordante che lo trascina in uno stato depressivo, in cui i pensieri prendono il sopravvento. Adam Sandler è un perfetto spaceman sciatto, malconcio, provato dall’insonnia e da un bagno spaziale che funziona male. Niente di comico, niente di ironico.

Proprio nel momento più buio, ecco comparire Hanuš, uno strano ragno gigante extraterrestre (doppiato in lingua originale dall’attore Paul Dano), affascinato dagli esseri umani e, anche lui, vagabondo solitario nella galassia.
Hanuš è reale? È una proiezione dei pensieri di Jakub? Le domande che si pone il cosmonauta sono le stesse che si pone lo spettatore e, nel corso di tutto il film, questo parallelismo non si attenua, anzi. Tutto ciò che pensiamo di capire, nello stesso momento pensa di capirlo anche Jakub, fino alla risoluzione – romantica – finale del nodo narrativo.

Spaceman: un film su un viaggio spaziale senza effetti speciali

L’effetto speciale di Spaceman è l’assenza di effetti speciali. Non è spettacolare alla vista, ma colpisce per il magnetismo estremo dato dal ritmo del film, dalla fotografia, dalla voce di Hanuš.
Più che un viaggio nello Spazio, in cui non è chiaro l’obiettivo della missione stessa, Spaceman mette in scena un viaggio interiore, dell’anima, che possiamo vedere perché si “personifica” come un viaggio spaziale.

Con una semplicità disarmante, il film raggiunge livelli altissimi di riflessioni sulla vita, sulle relazioni, sull’amore e la famiglia, sull’universo stesso. Il tutto “stritolato” in una navicella spaziale angusta e disordinata, con un cosmonauta in pantaloncini e barba lunga, diversissimo dagli astronauti coraggiosi e fighissimi che siamo abituati a vedere nei film di fantascienza.

Spaceman: il principio

Nel corso del suo viaggio, la navicella di Jakub si imbatte in una strana nube violacea gigantesca. Il principio, così chiamata da Hanuš, il luogo o il momento da cui tutto ha inizio e da cui tutti veniamo. Ed è proprio attraverso questa nube che avviene la catarsi di Jakub. Spaceman non è un film di fantascienza. Il viaggio attraverso lo Spazio profondo è un escamotage narrativo per rendere visibile e palpabile il senso di lontananza che sfocia nella solitudine. La solitudine è lo Spazio profondo. Jakub si rende conto che non è a causa di questa missione che si è allontanato dal suo matrimonio, da Lenka; ma è sempre stato lontano.

Potrebbe sembrare una risoluzione un po’ semplicistica, ma parlandoci chiaro, perché deve essere sempre complicato? Spaceman è un fluire lento e costante di emozioni, senza pretese, in cui l’effetto speciale più scenico è il racconto.

Consigliatissimo.


Autore articolo

Sara Giovannoni

Sara Giovannoni

Redattrice

Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
 Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
 
Intanto keizoku wa chikara nari. 
Se volete, andate a cercare il significato!

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