Il caldo può mandare “fuori di testa”. Le alte temperature sono debilitanti e proibitive, oggi come nell’antichità. E se in questo secolo possiamo usufruire di dispositivi raffrescanti all’avanguardia, come i tanto amati condizionatori, i noi di tanto tempo fa non si sono arresi alla spossatezza, creando dei sistemi davvero niente male.
Rinfrescarsi nell’antichità: le torri del vento
Vengono chiamate “torri del vento” e possono essere associate a sistemi di climatizzazione datati 2500 anni fa. In persiano “badghir”, queste torri altissime avevano delle aperture laterali, come fossero delle feritoie, per far convogliare al loro interno il forte vento proveniente dal deserto e respingerlo al di fuori nelle aeree urbane, lungo le strade[1].
Sembra macchinoso? In realtà non lo era e, in questo modo, il vento fresco che veniva spinto dalle torri spazzava via l’afa e il caldo, di fatto abbassando le temperature[2].
Nel giardino di Dowlat-Abad, a Yazd, è possibile ammirare un badghir alto 33 metri e ancora perfettamente funzionante.
Proprio la città di Yazd, che si trova al centro dell’Iran al confine con il vasto deserto del Kavir, è stata soprannominata la “città delle torri del vento” per la presenza di ben 180 torri[3], moltissime delle quali ancora funzionanti. Queste hanno permesso, attraverso i secoli, di sfruttare i venti più freschi e bloccando al contempo la penetrazione di polvere e sabbia all’interno degli edifici.
Rinfrescarsi nell’antichità: la conservazione del ghiaccio
Il vasto impero persiano era insofferente al caldo probabilmente peggio di un pendolare nel mese di luglio. Tra le diverse pratiche per rinfrescarsi c’era quella della conservazione del ghiaccio.
Quest’ultimo veniva trasportato in blocchi massicci dalle alte montagne del nord e, successivamente, veniva riposto in strutture sotterranea chiamate “yakhchal”. Potete immaginarle come i nostri trulli pugliesi, ma con una parte costruita sottoterra e una cupola che sporge all’esterno. La temperatura di queste curiose strutture era costantemente sotto lo zero, creando il clima ideale per la conservazione del ghiaccio, utilizzato per rinfrescarsi nella quotidianità e, in particolare, per conservare più a lungo il cibo.
Rinfrescarsi nell’antichità: il futuro era ieri
Ma quando è nata l’aria condizionata? Dobbiamo tutto a Willis Carrier che, una sera mentre attendeva il treno in stazione, ebbe l’intuizione di poter diffondere l’aria contenente una specifica quantità di umidità. Un anno dopo, nel 1902, nasce la prima macchina per “controllare” l’umidità attraverso un sistema in grado di comprimere ed espandere il gas, arrivando al raffreddamento di quest’ultimo[4].
Il primo condizionatore d’aria fece il suo trionfante ingresso negli uffici pubblici e nelle tipografie, dove il caldo soffocante rendeva difficile il trattamento della carta e degli inchiostri. Presto quasi tutte le industrie e le aziende ne erano dotati, aumentando di gran lunga la produttività e l’umore degli operai. Nelle case private, invece, il condizionatore arrivò qualche anno dopo, nel 1914. Anche se raffrescavano l’ambiente, si trattava di macchinari molto ingombranti e rumorosi.
Un miglioramento della tecnologia si ebbe con i giapponesi, negli ultimi decenni del ‘900, e con l’invenzione degli split: delle piccole unità separate dal “generatore d’aria principale” da appendere alle pareti.
[1] Le torri di aria condizionata nell’antichità, Quotidiano.net, articolo consultabile per intero al link: https://www.quotidiano.net/magazine/le-torri-di-aria-condizionata-dellantichita-c8c883f2?live
[2] Le torri del vento, Wikipedia, pagina consultabile al link: https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_del_vento
[3] Le torri del vento, Amitaba viaggi, articolo al link: https://amitaba.net/paesi_e_tradizioni/le-torri-del-vento/
[4] Storia del condizionatore, tavolla.com, articolo consultabile per intero al link: https://www.tavolla.com/magazine/quando-e-stata-inventata-l-aria-condizionata/
Autore articolo
Sara Giovannoni
Redattrice
Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
Intanto keizoku wa chikara nari.
Se volete, andate a cercare il significato!