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Prendere le misure di un diritto

Far parte delle comunità Lgbtqia+ in Italia

comunità gay

Non so se questa è la giusta premessa da cui partire per affrontare uno dei grandi temi della storia dell’umanità, anzi IL grande tema: la libertà. Libertà di espressione, libertà di essere.
Forse la mia è una visione troppo semplicistica, che non prende in considerazione tutti i contesti che, in qualche forma o per qualche ragione, vanno a limitare la libertà, e quindi i diritti, di alcuni esseri umani e di cui le parti politiche si fanno garanti perpetuandone i dettati, come se potessero in qualche modo controllare o “aggiustare” con trapano e giraviti questo “errore” che le persone sembrano avere: l’umanità.

Prendere le misure di un diritto: le condanne del Parlamento UE all’Italia

Il 20 aprile 2023, durante la sessione plenaria del Parlamento europeo che si è svolta a Strasburgo, è stato approvato, con la maggioranza dei voti, un emendamento che condanna fortemente la retorica anti-diritti, anti-gender e anti-Lgbtqia+ sostenuta da alcuni leader politici, tra cui il Governo italiano.  Il nostro Paese, infatti, è stato affiancato ad altri stati membri, come la Polonia e l’Ungheria, che in materia di diritti civili non sembrano aver mosso passi in avanti, anzi, la loro posizione resta statica e retrograda.
Non è un segreto che l’Italia è rimasta uno dei pochi paesi a non avere una legge che tuteli le comunità Lgbtqia+, che condanni le violenze sulla base dell’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Non è un segreto che le manifestazioni di tali violenze e odio non si arrestano, generando vittime innocenti di una battaglia che non ha senso di esistere, oggi più che mai. Ritenere che alla base delle comunità Lgbtqia+ ci sia “un’ideologia e non pura umanità”[1], è scandaloso e al tempo stesso spaventoso.
E la questione, per quanto se ne voglia dire, è semplice: imposizioni di questo tipo ostacolano la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender. Per cosa poi? Cosa si vuole proteggere con così tanto ardore da calpestare i diritti civili delle persone? Le leggi, come la politica, non esistono forse a favore delle persone?

Prendere le misure di un diritto: vivere in un Paese che ti tollera ma non ti accetta

Alla luce di quanto accade (e continua ad accadere) in Italia, sempre più persone, in particolare giovani, non sono disposte ad accettare di vivere in un Paese che ti tollera (perché questo deve farlo), ma non ti accetta e non ti tutela, emigrando altrove. Altri, invece, decidono di restare sperando di assistere finalmente all’epocale cambiamento. Di seguito, due racconti di due ragazze a confronto, che hanno fatto scelte diverse per il loro futuro.

Ciao ragazze, è un piacere conoscervi. Iniziamo subito con una domanda che viene naturale…cosa significa per voi essere gay in Italia, oggi?

  1. Essere gay in Italia oggi significa vivere in un Paese di cui si ha paura, in cui non vengono riconosciuti i propri diritti, avere paura di essere aggrediti e di non ricevere alcuna protezione. Significa non essere in grado di vivere la propria vita liberamente come è concesso alle persone etero, e questo perché? Perché amiamo. Esattamente con loro, come tutti.
  2. Significa non poter condividere liberamente una parte significativa della propria vita privata. Significa stare attenti alle proprie amicizie e selezionare cosa dire e cosa non dire a determinate persone; non poter avere gli stessi diritti degli altri cittadini.

Avete avuto esperienze personali che vi hanno fatto pensare di lasciare il Paese? Vi va di parlarne?

  1. Personalmente ho lasciato l’Italia perché la mia compagna aveva ricevuto un ultimatum dalla sua famiglia: “o te ne vai da questa città o devi nascondere la tua storia omosessuale”, così abbiamo lasciato insieme il Paese. Io, d’altro canto, non ho mai ricevuto pesanti esperienze di omofobia che mi hanno portata a pensare di lasciare l’Italia, ma il fatto che sia un paese etero-normativo e omotransfobico mi ha dato la spinta per farlo.
  2. Fortunatamente non ho avuto esperienze così gravi da farmi desiderare di lasciare il Paese, ma più di una volta mi trovo a pensare che, in un altro Paese, sarebbe più facile poter vivere alla luce del sole determinati aspetti della mia vita privata.

Cosa pensate delle recenti condanne all’Italia da parte dell’Unione Europea per la scarsa tutela dei diritti LGBTQIA+?

  1. Penso sia vergognoso che l’UE sia dovuta arrivare a tanto. I diritti LGBTQIA+ dovrebbero essere riconosciuti senza alcun tipo di problema e invece ancora una volta l’Italia dimostra di essere uno Stato di stampo fascista, contro i diritti delle “minoranze”, se così vogliamo chiamarle, tra cui le comunità LGBT.
  2. Penso che siano giustificate e che, oggi, forse sono l’unico strumento in grado di “costringere” l’Italia ad aggiornare la legislazione in materia di diritti LGBTQIA+.

Quale immagine pensate che l’Italia stia dando di sé al mondo in fatto di diritti LGBTQIA+?

  1. L’immagine di un Paese arretrato, omofobo e transfobico. Di un Paese ancorato a credenze discriminatorie. Oltretutto, anche ipocrita, perché parlano di “famiglia composta da madre e padre” rifacendosi ai preconcetti religiosi e sono i reggenti al governo stessi ad aver avuto figli al di fuori del matrimonio, andando contro la loro “sacra” religione. Credo che, agli occhi del mondo l’Italia è un Paese da cui scappare e non da cui andare, se vuoi vedere assicurati e protetti i tuoi diritti e quindi la tua libertà, felicità. Se, invece, vuoi andare al mare o fare una vacanza mangereccia, è il posto perfetto.
  2. L’immagine di un Paese retrogrado e fortemente conservatore, ancorato a un ideale di famiglia che probabilmente non è mai esistito. Un Paese in cui a contare è più la Chiesa che lo Stato.

Dove vivete attualmente? Avete riscontrato difficoltà nel mondo del lavoro?

  1. Oggi vivo in Germania. Personalmente non ho mai avuto intenzione di nascondere il mio orientamento sessuale a nessuno, ma mi è stato chiesto proprio dal mio capo, anche lei facente parte delle comunità LGBT, di omettere il fatto che stessi con una donna e questo perché “le tue colleghe sono musulmane convinte e potrebbero venirsi a creare dissapori”.
  2. Io vivo ancora in Italia. Per quanto riguarda il lavoro, non ho riscontrato difficoltà, ma sto attenta a non rivelare troppo di me a certe persone e in determinate situazioni.

Quindi, a parte eventuali situazioni sul posto di lavoro, tendete a mantenere anonimo il vostro orientamento sessuale, oppure lo esprimete senza problemi ?

  1. Essendo la Germania un Paese che accoglie gli stranieri senza limiti ed essendo perciò, da decenni, popolata maggiormente da persone islamiche, tendo diciamo a non dirlo proprio apertamente a tutti, ma solo a persone fidate, in luoghi fidati. Quando esco però non mi faccio problemi a camminare mano nella mano con la mia ragazza o a scambiarci qualche bacio innocente, anche se veniamo spesso osservate e/o guardate male da alcune tipologie di persone, come musulmani appunto, oppure persone anziane che sono “rimaste ferme” nelle loro vecchie convinzioni).
  2. Tendenzialmente non lo nascondo, ma sono portata a non parlarne in determinati ambienti e con certe persone.

Come immaginate il vostro futuro? E dove?

  1. Ho deciso di costruire una vita qui in Germania, ma il mio futuro, molto prossimo, lo immagino nuovamente in Italia. Magari in pensione, in una casa al mare. Perché l’Italia, nonostante non sia un paese che accolga e difenda i membri delle comunità LGBT, è pur sempre il mio paese e lo sento ancora tale. Perché casa è casa, dopotutto. Spero che in questo lasso di tempo le cose cambino, così da poter rendere questo mio desiderio un’azione concreta. Ci spero davvero moltissimo.
  2. Immagino il mio futuro in Italia, magari dopo qualche esperienza all’estero. Confido nel fatto che le nuove generazioni sapranno portare i cambiamenti che la nostra e le generazioni che ci hanno preceduti non hanno saputo accogliere.

Non resta che una domanda, impossibile da non porsi davanti all’odio (non c’è altro termine) nei confronti dell’umanità delle persone: ma perché?


[1] Citazione di Malin Bjoerk, eurodeputata svedese della sinistra, dalla risoluzione del Parlamento Europeo 2023. Simone Alliva, La condanna dell’Europa sui diritti Lgbt è un guaio non da poco per Giorgia Meloni, Repubblica, articolo consultabile al seguente link: https://espresso.repubblica.it/politica/2023/04/21/news/governo_meloni_lgbt_europa-397049458/


Autore articolo

Sara Giovannoni

Sara Giovannoni

Redattrice

Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
 Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
 
Intanto keizoku wa chikara nari. 
Se volete, andate a cercare il significato!

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