L’attenzione globale è al momento concentrata sulla sfida rappresentata dal Coronavirus ma in Africa si sta riaffacciando un vecchio nemico: Ebola. L’OMS ad inizio febbraio ha ufficialmente lanciato l’allarme e riavviato la macchina per arginare il dilagare di nuovi focolai.
Il 14 febbraio 2021, il Ministero della Salute (MoH) della Guinea ha informato l’OMS di un cluster di casi di malattia da virus Ebola (EVD) nella sottoprefettura di Gouécké, regione di Nzérékoré, Guinea tra il 18 gennaio e il 13 febbraio 2021. (OMS)
Una scoperta che ha sorpreso e preoccupa molto i sanitari perché il contagio sarebbe stato causato da un sopravvissuto alla prima terribile epidemia di Ebola del 2013-2016. Gli scienziati erano già consapevoli della capacità del virus di persistere nell’organismo umano. Ciò che li sorprende è la capacità di Ebola di riattivarsi a distanza di così tanto tempo. Un problema che apre nuovi potenziali scenari: il contagio può provenire non solo da salti di specie, ma anche dall’uomo.
Ebola e gli esordi della nuova epidemia
Un articolo di Science Mag[1] ripercorre attentamente i progressi degli studiosi nel rintracciare l’index case: il primo caso in una famiglia o in un altro gruppo definito (portatori di malattia, ecc.) che arriva all’attenzione del ricercatore. In Italia abbiamo imparato a conoscerlo come paziente zero.
Nel caso della nuova epidemia di Ebola in Guinea, il caso indice è stato quello di una infermiera di 51 anni, a cui era stata diagnosticata febbre tifoide e malaria, poi deceduta. Alcuni partecipanti al funerale si sono ammalati, familiari inclusi, e quattro sono morti. Il contagio si è poi esteso a 18 persone, facendo scattare l’allarme.
I ricercatori sospettavano, infatti, che si trattasse di Ebola e, a seguito di ricerche approfondite, hanno rintracciato il virus nel sangue del marito dell’infermiera.
Il Guinea Center for Research and Training in Infectious Diseases (CERFIG) e il National Hemorrhagic Fever Laboratory, istituiti in Guinea proprio a seguito della terribile epidemia precedente, hanno isolato e sequenziato il genoma virale prelevato da questi pazienti ed hanno compreso che si trattava di Ebolavirus dello Zaire.
Gli Ebolavirus: cosa sono e quali i sintomi
Quella causata da Ebolavirus (EVD) è una malattia grave ad alto tasso di mortalità. Sono stati identificati sei diverse specie di virus ebola:
- Bundibugyo ebolavirus (BDBV)
- Zaire ebolavirus (EBOV)
- Reston ebolavirus (RESTV)
- Sudan ebolavirus (SUDY)
- Taї Forest ebolavirus (TAFV)
- Bombali ebolavirus (BOMV).
I ceppi principali responsabili dell’epidemia che ha colpito Guinea, Liberia e Sierra Leone tra 2013-16, uccidendo oltre 11 mila persone, sono Bdbv, Ebov e Sudv.
Si tratta di virus a Rna del genere Ebola facenti parte della famiglia dei filovirus. La trasmissione avviene con il contatto con sangue, secrezioni e altri fluidi corporei di animali infetti: in Africa la maggior parte delle infezioni è avvenuta entrando a contatto con scimpanzé, gorilla, pipistrelli della frutta, scimmie, antilopi e porcospini probabilmente morti o malati nella foresta pluviale.
Il periodo di incubazione varia dai 2 ai 21 giorni a seguito dei quali si palesa un esordio acuto della malattia: febbre, astenia, mialgie, artralgie, cefalea. La malattia progredisce con un generale aggravamento dello stato clinico: negli stati avanzati si arriva al sanguinamento del tratto gastrointestinale e a sindrome da insufficienza multi-organo. La letalità è tra il 25% ed il 90%.
Il pericolo di contagio viene anche dall’uomo?
La domanda che si stanno ponendo gli scienziati in questo momento è: i sopravvissuti alla precedente epidemia possono contagiare gli altri? Dalle analisi genomiche, infatti, si è visto che il virus protagonista di questo nuovo focolaio non differisce molto dal ceppo di 5-6 anni fa, sintomo, dicono gli studiosi, che il virus è rimasto dormiente nel corpo di un soggetto prima di riattivarsi.
In Guinea c’è stata già un recrudescenza alcuni anni fa a partire da un sopravvissuto che ha contagiato la propria partner con un rapporto sessuale: il virus era migrato nello sperma. I focolai nati da queste infezioni sono state considerate rare ma l’idea che possa riaccendersi da un momento all’altro spaventa il personale sanitario.
Se così fosse si scaturirebbe una sequenza epidemia-risposta-reintroduzione-epidemia molto pericolosa.
Uno studio[2] pubblicato a febbraio di quest’anno, riassume i risultati di un’indagine portata avanti su 800 sopravvissuti alla scorsa epidemia di Ebola. Si è visto che gli effetti collaterali del contagio hanno persistito nei due anni successivi nel 50% dei casi e nei quattro anni seguenti in un quarto dei sopravvissuti.
La colpa di essere sopravvissuti: lo stigma sociale
Il grande pericolo, oltre la ripartenza del contagio, è quello dello stigma sociale. Le comunità locali spesso ritengono i sopravvissuti autori di complotti: è il caso di un uomo, l’unico di una famiglia di 11 persone ad essere ancora vivo, accusato di aver venduto i familiari per riguadagnare la propria salute.
Affermare, ora, che questi soggetti sono potenziali vettori di nuove epidemie rischia di renderli degli emarginati agli occhi della società. Ovviamente, ricordano le autorità sanitarie, molti di coloro che muovono queste accuse, non sanno di aver contratto il virus in maniera asintomatica. La campagna di prevenzione a cui si sta lavorando punterà proprio su questo punto.
Ma oltre le campagne di comunicazione i sanitari sono concordi sulla necessità di monitorare costantemente i guariti della scorsa epidemia per evitare che si scatenino nuovi focolai improvvisi. Inoltre, il sistema di tracciamento dei contatti resta un’altra necessità.
Come ormai abbiamo imparato dal Coronavirus, i vaccini sono il principale trattamento per prevenire questa malattia: al momento il personale sanitario ed i contatti nei nuovi contagiati hanno ricevuto la dose di vaccino ma si sta pensando di somministrarlo anche ai sopravvissuti al fine di bloccare i contagi latenti. L’imperativo, che sia Covid o Ebola, è sempre lo stesso.
[1] Science Mag, “New Ebola outbreak likely sparked by a person infected 5 years ago”, 2021. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.sciencemag.org/news/2021/03/new-ebola-outbreak-likely-sparked-person-infected-5-years-ago?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=0d2aa39254-briefing-dy-20210316&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-0d2aa39254-46136706
[2] M.S.K. Diallo, A. Toure, M.S. Sow, C. Kpamou, A.K. Keita, at al., “Understanding the long-term evolution and predictors of sequelae of Ebola virus disease survivors in Guinea: A 48-month prospective, longitudinal cohort study (PostEboGui)”, Clinical Infectious Disease, 2021; ciab168. Consultabile al seguente indirizzo: https://academic.oup.com/cid/advance-article/doi/10.1093/cid/ciab168/6148739
Autore articolo
Martina Shalipour Jafari
Redattrice
Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
Instancabile lettrice e appassionata di cinema.
Se volete rendermi felice regalatemi un libro
o portatemi a vedere un bel film.