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La nuova femminilità della donna

“L’essere donna” nelle produzioni televisive e cinematografiche

La nuova femminilità della donna

Non è un segreto che il ruolo della donna all’interno delle produzioni cinematografiche e televisive è sempre stato oggetto di studi. Questo perché, nel corso degli anni, ha subìto delle naturali evoluzioni fuori e dentro lo schermo che hanno portato alla creazione di personaggi cult. Oggi questa evoluzione sembra essere arrivata al limite, in cui si vedono donne con una femminilità rinnovata, tendente più a una mascolinità interiorizzata, per cercare di competere in mondi che sembrano ancora essere fatti (unicamente) su misura d’uomo.

La nuova femminilità della donna: dall’amante alle flapper girls

Quando si parla di analisi dei ruoli, gli archetipi ci sono molto di aiuto. 

Un archetipo è il modello – quasi standardizzato – di una funzione narrativa che i personaggi si ritrovano ad assolvere all’interno di un racconto. La donna, per anni, è stata rappresentata nelle produzioni cinematografiche come la vergine da conquistare oppure l’amante passionale. Ruoli dal carattere volubile, spesso imprigionati in una realtà statica e completamente succubi delle volontà maschili.

Le trame erano quasi tutte le stesse: la donna vive la sua vita tranquilla, finché un amore non irrompe nel suo cuore, stravolgendo il suo piccolo mondo. A questo punto le strade da intraprendere erano due: lasciarsi conquistare dal bell’uomo, oppure trasformarsi nella donna perturbante e seducente che conquista. 

Seppure gli archetipi dell’amante e della dark lady sono rimasti attivi per un lungo periodo, c’è stato un momento in cui sullo schermo hanno fatto il loro ingresso le flapper girls: un modello di anarchia delle donne degli anni ’20, che vedevano le restrizioni della società non come limiti, ma come opportunità da cogliere, senza badare troppo alla reputazione. Persone come Zelda Fitzgerald, Evelin Brent, Joan Crawfford, Ruth Miller hanno ispirato ruoli femminili più sicuri di sé, con un primo passo verso l’emancipazione femminile, in particolare attraverso il lavoro

Tutto ciò apriva a una nuova dimensione anche al di fuori dello schermo, in cui le donne si sentivano attratte dalla possibilità di essere non soltanto madri e angeli del focolare, ma anche sole e lavoratrici.

La nuova femminilità della donna: guerriere contro il mondo (di uomini)

Sempre con un’andatura altalenante, nel corso degli anni, tra ruoli più forti e un ritorno alla classica sensualità della donna amante, il cinema si è accorto che la società femminile era in fermento: proteste contro un sistema che non le supportava, diritto al voto, lotte al patriarcato, disuguaglianza di genere, tutti temi caldissimi che meritavano un riscontro anche in sala. Non dimentichiamo che il cinema è pur sempre un’industria e, in quanto tale, una buona ricerca di mercato sulle tendenze del periodo può portare alla creazione di prodotti di successo proprio perché in grado di catturare il target di maggiore interesse. Le donne erano in target.

Thelma e Louise

Ecco allora che appaiono film come Thelma e Louise, Boys don’t cry, The Hours, in cui le donne si trasformano in valchirie in lotta contro un mondo che le vorrebbe in silenzio. Personaggi intelligenti, complessi e profondi, che farebbero di tutto pur di rivendicare la propria libertà, persino al costo della vita. 

In queste pellicole, la sensualità della donna era percepita come qualcosa da nascondere e non da esibire per conquistare l’amore di un uomo. E, anche al di fuori del cinema, per la prima volta forse, le attrici si distaccavano da quel ruolo di dive bellissime e inarrivabili, apparendo anche nella vita reale come semplici donne che lavoravano per guadagnarsi da vivere. 

La nuova femminilità della donna: ancora in un mondo di uomini

Siamo giunti agli anni ’20 del 2000. Abbiamo assistito al movimento #metoo, abbiamo aperto un dialogo più concreto sulle disuguaglianze di genere nel lavoro e nella vita, eppure non è mai abbastanza. È chiaro come sia ancora in atto un cambiamento radicale del ruolo della donna, che rispecchia i sentimenti, le volontà e le ambizioni della società in cui ci troviamo a vivere, in cui sembra che le donne debbano continuare a lottare per farsi spazio. 

Le produzioni, sia televisive che cinematografiche, sembrano aver capito un fatto importante: in un mondo di uomini che sembrano non voler indietreggiare, l’unica possibilità per la donna è quella di mettere da parte la sensibilità propria del suo genere e di trasformarsi in un uomo per agire come un uomo.

Nel film Un piccolo favore, oppure in Tre manifesti a Ebbing, Missouri, non potrebbero esserci protagoniste più contrapposte ma uguali nel loro metodo di sopravvivenza: Emily Nelson bellissima e in carriera, che si abbassa allo stesso livello degli uomini per farsi rispettare in un ambiente che gli è naturalmente ostile; Mildred Hayes, madre di una ragazza assassinata, libera da ogni convenzione sociale, che vuole giustizia a ogni costo in una cittadina in cui gli uomini in divisa sembrano arresi e perplessi davanti a una furia simile.

Una concezione, questa della mascolinità “ex genere” (per darle un nome) che abbatte le linee storiche e approda anche in drammi in costume, vendicando il ruolo marginale della donna come mero oggetto di contese. Stiamo parlando della serie TV Bridgerton, in cui la giovane Kate Sharma si destreggia come il più solenne dei gentiluomini per proteggere l’onore della sorella e assicurarle un futuro dignitoso. 

La nuova femminilità della donna: conclusione

La battaglia è lunga e forse lo sarà per molto. Allo stesso modo, l’evoluzione della femminilità della donna potrebbe assumere forme ancora diverse.

L’epoca storica determina questa evoluzione, che viene documentata anche attraverso occhi liberi e anticonformisti di registe che si mettono in gioco, cercando di fotografare in modo fedele questa mutazione, per certi versi involontaria. 

Se i diversi ruoli interpretati dalle donne sono la bilancia del temperamento di una società, possiamo dire allora che la conclusione è ben lontana.


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Autore articolo

Sara Giovannoni

Sara Giovannoni

Redattrice

Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
 Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
 
Intanto keizoku wa chikara nari. 
Se volete, andate a cercare il significato!

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