Durante l’ultimo anno e mezzo termini come pandemia, virus, vaccini, quarantena, indice Rt, sono entrati a far parte della nostra quotidianità. Il Coronavirus ha stravolto e riempito intere nostre giornate, talvolta svuotandole di significato. Una recente ricerca pubblicata sul Proceedings of the Royal Society A: Mathematical and Physical Sciences[1], una delle due riviste scientifiche edite dalla Royal Society, ha rivelato che anche la musica è contagiosa come una malattia infettiva.
Preferisci la musica dance alla pop, la metal alla reggae? C’è una spiegazione scientifica ai nostri gusti musicali e che i modelli matematici sembrano aver ufficialmente rivelato. Tutto è partito da Dora Rosati, responsabile dello studio e laureata in matematica e statistica presso la McMaster University in Ontario (Canada). La ricercatrice, assieme ai suoi colleghi, si è domandata quale fosse il funzionamento che sta dietro il successo o meno di un brano. Per dare una risposta al suo quesito ha fatto ricorso alla scienza.
Musica contagiosa: il modello SIR applicato alle epidemie
Dallo studio emerge come il download delle canzoni segua lo stesso modello delle epidemie causate da malattie infettive. Per arrivare a queste conclusioni il team ha utilizzato un database di circa 1,4 miliardi di download di brani del servizio di streaming MixRadio, ora non più in uso. Osservando le prime 1.000 canzoni scaricate in Gran Bretagna in un lasso di tempo che va dal 2007 al 2014, si sono accorti che il modello standard di una malattia epidemica, il cosiddetto modello SIR, calza a pennello.
Il SIR[2], dal nome delle tre classi in cui viene suddivisa la popolazione interessata dal fenomeno (S, suscettibile; I, infetto; R, risolto), è un modello matematico che descrive una popolazione formata da persone che possono ancora essere infettate, da persone già contagiate e da persone che sono guarite o sono decedute o sono isolate. Dall’osservazione di un tipico grafico di un modello SIR è possibile notare che il numero delle persone infette cresce, ha un picco e poi decresce, in caso di epidemia. Le domande da porsi sono: quando si ha il picco? Quando si ha l’epidemia?
Un’epidemia musicale
Alla base di questa epidemia musicale, come per quella da Covid19, c’è il contatto con gli altri, ci sono le connessioni sociali.
“Con una malattia, se entri in contatto con qualcuno che è malato, allora hai una certa possibilità di contrarre quella malattia. Con le canzoni, sembra molto simile. La grande differenza è che per le canzoni non deve necessariamente essere un contatto fisico: potrebbe essere che il mio amico abbia usato questa nuova fantastica canzone nella loro storia su Instagram, quindi ora vado a cercarla”[3].
Il passaparola, dunque, è qualcosa che funziona bene anche con la musica. La differenza, però, è che in questo ambito ci sono più metodi per diffondere questa “malattia”: non più solo la radio (digitale e tradizionale) ma anche i vari servizi di streaming musicale. Per valutare quale sia il genere più contagioso il team di ricerca ha calcolato il numero di riproduzioni di base (R0), cioè la capacità di diffusione di una malattia partendo dall’assunto che una popolazione abbia l’immunità pari a zero.
I risultati hanno evidenziato come la musica pop sia considerata la più orecchiabile ma non la più contagiosa. I punteggi R0 medi più bassi si hanno per la musica dance (2,8) e per il metal (3,7). Il rock e l’hip-hop sono molto amati ma la concorrenza viene sbaragliata, ebbene sì(!), dalla musica elettronica (R0 3.430) che risulta 190 volte più trasmissibile del morbillo, che ha un R0 di circa 18.
Musica contagiosa: l’importanza di una subcultura musicale
Il fatto che le canzoni elettroniche abbiano una capacità infettiva così elevata non significa che vengano scaricate in maggior numero ma piuttosto che abbiano una capacità di diffusione più veloce all’interno di una popolazione di appassionati del genere. La condivisione sui social di un post che parla di questa o quella canzone elettronica può, quindi, avere molto più successo di diffusione rispetto alla hit pop del momento.
“Probabilmente ci sono molte persone in una popolazione che potrebbero essere già immuni a un genere come l’elettronica, a causa dei loro gusti esistenti”, ha detto il Dottor Thomas Rawson, modellatore di malattie presso l’Imperial College di Londra. “Mia nonna, ad esempio, è particolarmente resistente all’infezione di trap e dubstep”[4].
Una scoperta che aprirebbe nuove porte nel settore discografico permettendo alle etichette di prevedere il successo o meno di nuove uscite musicali e per quanto saranno in testa alle classifiche o ancora quale potrebbe essere l’ascolto medio del singolo, quanti i download…
E voi? Da quali generi vi fate contagiare?
[1] Linda Geddes, “Mathematicians discover music really can be infectious – like a virus”, The Guardian, 2021. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.theguardian.com/science/2021/sep/22/mathematicians-discover-music-really-can-be-infectious-like-a-virus?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=5c3ff9eef1-briefing-dy-20210923&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-5c3ff9eef1-46136706
[2] Uniroma1, “Il modello SIR della diffusione delle epidemie”. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.mat.uniroma1.it/sites/default/files/TALETE-ModelloSIRDiffusioneEpidemie-parte1.pdf
[3] Linda Geddes, op. cit.
[4] Linda Geddes, op. cit.
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Autore articolo
Martina Shalipour Jafari
Redattrice
Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
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