Da cosa è fatto un film? Di sicuro dalla storia, la sceneggiatura che conferisce senso alla narrazione e al lavoro degli attori. Gli attori, naturalmente, che rendono vivi i personaggi; poi ancora, la musica, che aiuta a far fluire l’emotività delle scene; il montaggio, che supporta la logica e tiene i tempi.
Ma tutto questo funzionerebbe senza la scenografia?
Andiamo a scoprirlo insieme.
L’immaginazione diventa realtà: scenografo e scenografia
Parlando tecnicamente, la scenografia (come suggerisce il termine stesso) è l’arte di comporre la scena; parlando poeticamente, la scenografia è il luogo in cui il film vive.
Nel corso della storia cinematografica, il mestiere dello scenografo, colui che si occupa di creare i luoghi in cui verranno girate le scene, è un po’ cambiato: inizialmente, gran parte del film veniva girato all’interno degli studi, di conseguenza, lo scenografo doveva ingegnarsi e dare forma all’ambientazione circostante. Successivamente, con l’avvento del neo-realismo e del cinema della Nouvelle Vogue, si è diffusa l’idea che i film dovessero assumere un’aria sempre più reale, appunto, e di conseguenza, lo scenografo passò dall’essere un ingegnere-artista, a incarnare le vesti di un esploratore. Il suo compito, infatti, consisteva nel partire alla ricerca dei luoghi più adatti per girare le diverse scene. Una sorta di talent-scout ambientale, che, lavorando a braccetto con il direttore della fotografia, davano letteralmente forma alle atmosfere del film.
L’immaginazione diventa realtà: la scenografia digitale
Ecco che, alla fine degli anni ’80, un’intera tradizione culturale e produttiva inizia a confrontarsi con l’evoluzione tecnologica in campo cinematografico, che ha portato cambiamenti sostanziali non sono nel ruolo dei professionisti del settore, ma anche nella distribuzione stessa dei film. Insomma, inizia a cambiare a tutto (o quasi).
Se in alcuni casi, il digitale era utilizzato per creare effetti speciali spettacolari, in altri diventava parte integrante del film, sotto forma di scenografia, ma anche di personaggi.
È il caso di La leggenda di Beowulf di Robert Zemeckis, Sin City di Robert Rodriguez e Frank Miller, 300 (2006) e Watchmen di Zack Snyder. Ma anche l’inizio dei cosiddetti film di animazione, come Polar Express e Toy Story, con cui inizia la visionaria avventura di successo della Pixar.
Un incredibile viaggio nelle infinite possibilità della tecnica e della tecnologia, che nel tempo ha reso sempre più realistici le ambientazioni immaginarie, portandoci letteralmente all’interno dei film, come è accaduto con Avatar di James Cameron e la pellicola di animazione Coraline di Tim Burton. Ecco allora che, gli scenografi non sono solo esploratori e artisti, ma diventano ingegneri e artisti digitali, portando l’immaginazione ai massimi livelli, lì dove l’inimmaginabile prende forma.
L’immaginazione diventa realtà: Peter Jackson, Alan Lee e John Howe
Ora che abbiamo capito il ruolo fondamentale che gioca la scenografia in un film, non possiamo non citare uno dei capolavori cinematografici (oltre che letterari) per eccellenza, dove la scenografia, reale e digitale, ha dato vita a un mondo che resterà per sempre impresso nell’immaginario collettivo: Il Signore degli anelli.
“Un’ambientazione come quella della Terra di Mezzo ha richiesto una ricerca scenografica non indifferente: da una parte la necessità era quella di creare qualcosa di originale, senza cadere in dozzinali cliché del fantasy, dall’altra regalare agli appassionati una resa che fosse in linea con l’immaginario tolkieniano”.
La riuscita di questa impresa impossibile la dobbiamo a due disegnatori, Alan Lee e John Howe.
I due artisti lavorano già tantissimi anni alle illustrazioni dei libri di Tolkien ed è per questo che diventano immediatamente un punto di riferimento indispensabile per il regista Peter Jackson. Un lavoro sinergico, in cui la resa cinematografica si è affidata completamente ai capolavori di Lee e Howe con un risultato che ancora oggi lascia di stucco. Parallelamente alla ricerca visiva di luoghi reali che potessero ben rappresentare quelle atmosfere, è stato condotto un lavoro in computer grafica, anche se in minima parte: le scene più rappresentative sono state girate con miniature e plastici, unite talvolta al blue-screen.
L’immaginazione diventa realtà: la magia delle scenografie di Harry Potter
Un altro grande sogno a occhi aperti, quello delle straordinarie scenografie che hanno accolto l’avventura di maghi più famosa al mondo: Harry Potter.
Dunque, i nostri desideri più reconditi sul voler essere chiamati nella Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts li dobbiamo a una persona soltanto (oltre a J.K. Rowling, ovviamente): Stuart Craig.
Alcune delle ambientazioni più iconiche della saga sono frutto del suo talento, come la dimora di Rubeus Hagrid, una casetta piccola, in contrapposizione alla stazza di chi la abita, fatta in mattoni, con il tetto a punta e delle scalette modeste in legno. Fedelissima alla descrizione riportata nei libri, Craig riesce a darle forma alla perfezione. Anche l’atmosfera magica di Diagon Alley è frutto della visione dello sceneggiatore, che gioca continuamente con gli equilibri e le proporzioni di edifici e strutture, rendendo possibile l’impossibile, proprio come si addice a uno dei migliori scenografi al mondo. Scrittori straordinari hanno immaginato cose straordinarie; gli scenografi, a punta di piedi, sono riusciti a entrare nelle loro teste e con estremo rispetto, hanno dato forma a quell’immaginazione.
La risposta alla domanda iniziale è no. Non sarebbe lo stesso senza la scenografia.
Fonti:
Ilcartello.it
pillsofmovie.com
repubblica.it
Autore articolo
Sara Giovannoni
Redattrice
Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
Intanto keizoku wa chikara nari.
Se volete, andate a cercare il significato!