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Il virus della guerra, tra COVID-19 e poliomielite

È pericolo nuovi focolai di coronavirus, polio e tubercolosi, ma l’unico che dovrebbe diffondersi dovrebbe essere il virus della pace

Ucraina

Come twittato dall’OIM,  l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni delle Nazioni Unite, erano più di 1,8 milioni le persone fuggite dall’Ucraina verso i Paesi vicini – la Polonia in primis – ad inizio di questa settimana. La stima, però, potrebbe presto raggiungere i 5 milioni. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, ha infatti dichiarato che quello che si sta verificando è l’esodo di profughi più veloce che ci sia mai stato in Europa dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Alla stazione di Leopoli, dove la folla si riversa nell’attesa e nella speranza di oltrepassare il confine con la vicina Polonia, nonostante l’assembramento sono in pochissimi ad indossare mascherine. Si preoccupano di sfuggire alla guerra, non al virus, la cui minaccia è diventata improvvisamente molto meno incombente. Dormono a terra, su pavimenti di pietra, rannicchiati sulle scale, al freddo e all’umido. Il coronavirus non può fare più paura della guerra, o forse sì? Non a loro, ma gli esperti di salute di tutto il mondo temono, invece, che l’invasione russa e la fuga della popolazione ucraina possano ricordarci una triste lezione: che guerre e malattie vanno a braccetto[1].

Quali saranno le conseguenze a lungo termine di questa grave crisi umanitaria sulla salute dell’Europa? Gli ultimi dati stanno confermando il calo dei contagi, ma forse è ancora troppo presto per cantare vittoria contro la COVID-19.  

Virus e batteri proliferano nei bunker

Nelle città sotto assedio, dove la vita va avanti nei bunker al riparo dai bombardamenti, c’è anche chi vi partorisce, come Viktoria, 32enne di Kyiv, il cui racconto è stato trasposto in un articolo da un inviato del Guardian. Ma non tutti possono rifugiarsi sotto terra. Non possono farlo, ad esempio, alcuni piccoli malati dell’ospedale pediatrico della capitale ucraina, che, attaccati a macchinari tanto sofisticati quanto impossibili da trasportare, sono costretti a veder piovere missili fuori dalle finestre delle loro stanze. Altri 13 bambini, pazienti oncologici, di cui alcuni anche piuttosto gravi, sono stati invece portati in salvo da Odessa a Torino e ricoverati presso l’ospedale infantile Regina Margherita: “Sono molto emozionata – ha detto appena atterrata Julia, giovane mamma ucraina – ringrazio la generosità dell’Italia. Noi siamo di Odessa, dove è rimasto mio marito. La situazione nel nostro Paese è anormale, si vive nella paura, nascosti nei bunker”[2].

Ci si rifugia nei bunker per proteggersi dai bombardamenti, ma in condizioni di sovraffollamento, di insufficienza di acqua, di cibo e di servizi igienici, quanto si può essere protetti da un altro attacco, quello di virus e batteri? Come ben sappiamo, infatti, quest’ultimi sono molto abili nello sfruttare lo stress umano a proprio vantaggio. I fattori di rischio per lo scoppio di nuovi focolai di malattie infettive, purtroppo, ci sono già tutti.

Bunker

Le strutture sanitarie sarebbero dovute restare operative, sicure e accessibili a tutti, nell’intera Ucraina, invece stanno rimanendo addirittura senza ossigeno, essenziale non soltanto per la cura del coronavirus. Alcuni ospedali hanno già esaurito le loro riserve. Si cercano delle soluzioni per approvvigionare il Paese di ossigeno, di dispositivi medici legati all’ossigeno e di altre forniture urgenti, ma serve una via di transito sicura.

Il virus SARS-CoV-2 in Ucraina

A partire dallo scorso 24 febbraio, ovviamente, il flusso di informazioni relative a contagi e decessi da COVID-19 provenienti dall’Ucraina è andato pian piano diminuendo e l’affidabilità di quei pochi dati di cui riusciamo ad entrare in possesso è comunque da mettere in discussione.

Anche l’Ucraina invasa dalle forze armate russe stava facendo i conti con la quinta ondata della pandemia, causa variante Omicron, con una media di circa 27 mila nuovi casi giornalieri. D’altronde, al pari di altre nazioni con lei confinanti, l’Ucraina non ha mai potuto vantare un tasso di vaccinazioni eccezionale, al contrario. Il numero di vaccinati ucraini è, infatti, addirittura uno dei più bassi di tutta Europa: ad aver completato il ciclo vaccinale sarebbe stato soltanto il 34% della popolazione. A dicembre il governo aveva persino iniziato a premiare simbolicamente con 30 euro i cittadini che accettavano di lasciarsi somministrare uno dei 6 vaccini autorizzati, e con uno smartphone gli over 60, ma non ci è più dato sapere se questa strategia sia riuscita a dare i suoi frutti. Tutta questa riluttanza sarebbe stata dovuta ad una grave mancanza di fiducia nei confronti delle istituzioni sanitarie nazionali, alla quale si sarebbe aggiunto il fatto di poter aggirare le varie restrizioni senza troppa difficoltà[3].

Considerando l’emergenza della situazione, però, la Polonia ha ad esempio deciso di mettere da parte le misure anti-Covid e rinunciare a quarantena e tampone per i profughi ucraini. Tuttavia, considerando la portata del loro esodo, in Italia si stanno disponendo anche hub vaccinali per poterli accogliere al meglio, garantendo loro la massima assistenza sanitaria.

L’allarme poliovirus

Come dichiarato dal capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, in una recente intervista per il Corriere della Sera, ai profughi ucraini non verrà offerta soltanto la possibilità di vaccinarsi contro il coronavirus, ma anche contro il morbillo, la varicella, la parotite e l’epatite B

Si teme possano scoppiare anche nuovi focolai di poliomielite. Ancora, secondo alcuni c’è pericolo di un ritorno nientemeno che della tubercolosi.

In Italia il vaccino anti-polio è obbligatorio dal 1966 e l’Europa è diventata un’area “polio-free” da più di 10 anni. In Ucraina, però, stando alle ultime statistiche dell’OMS – l’Organizzazione Mondiale della Sanità – risalenti al 2014, soltanto 1 bambino su 2 è stato completamente vaccinato e correttamente immunizzato contro i poliovirus. L’ultimo caso di poliomielite, infatti, era stato registrato ad ottobre e in quella occasione era stato riferito che i genitori del bambino avevano rifiutato di sottoporlo alle vaccinazioni mediche per via delle loro convinzioni religiose. Se a dicembre il governo ucraino si sforzava di incentivare la propria popolazione a vaccinarsi contro il coronavirus, a febbraio si stava impegnando a cercare di recuperare le somministrazioni perse di vaccino anti-polio nei bambini dai 6 mesi ai 6 anni, nell’ambito di una massiccia campagna a tutela della salute pubblica[4].


Poi, però, è arrivato il virus della guerra, più forte di tutti, ma quand’è che scoppierà anche una pandemia di pace?


[1] Loveday Morris, Dan Diamond, “Ukraine conflict could spark surges of covid, polio, other diseases, say experts”, The Washington Post, 1 marzo 2022. Consultabile al seguente indirizzo https://www.washingtonpost.com/health/2022/03/01/russia-invasion-ukraine-pandemic-health-effects/.

[2] Barbara Paloschi, “Tredici piccoli malati gravi da Odessa a Torino”, Ansa, 6 marzo 2022. Consultabile al seguente indirizzo https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/03/05/ucraina-odissea-bimbi-malati-salvi-a-torino_1bdad95a-ad73-4ee1-8f67-78e682be3705.html.

[3] Redazione, “In Ucraina c’è anche la pandemia”, Il Post, 3 marzo 2022. Consultabile al seguente indirizzo https://www.ilpost.it/2022/03/03/ucraina-pandemia-invasione-russia/.

[4] Fabio Di Todaro, “Ucraina: pericolo malattie infettive, l’altro volto dell’emergenza”, Rai News, 26 febbraio 2022. Consultabile al seguente indirizzo https://www.rainews.it/articoli/2022/02/ucraina-il-pericolo-delle-malattie-infettive-altro-volto-dell-emergenza-9fe5d6e7-1040-4c1e-8a5e-a4538fcf0fe3.html.

Autore articolo

Federica Fiorletta

Federica Fiorletta

Redattrice

Laureata in Lingue, Culture e Traduzione Letteraria. Anglista e francesista, balzo dai grandi classici ottocenteschi alle letterature ultracontemporanee. Il mio posto nel mondo è il mondo, viaggio – con il corpo e/o con la mente – e vivo per scrivere.

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