Finora gli scienziati hanno sempre ritenuto che al mondo siano avvenute 5 estinzioni di massa, con la sesta attualmente in corso causata dall’uomo. Eppure, da un recente articolo pubblicato sulla rivista Science[1] si scopre che potrebbe essercene stata un’altra, 19 milioni di anni fa, sfuggita finora all’attenzione degli studiosi. Con molta probabilità le cause di questa “svista” sono dovute al fatto che ad essere stati coinvolti in questo evento di estinzione sono stati solo gli squali.
Come la stessa Dottoressa Elizabeth C. Sibert ha dichiarato nel paper[2], agli inizi di questa ricerca non ci si aspettava di fare una scoperta di tale portata. In quanto paleontologa ed esperta di oceanografia biologica, Sibert, assieme alla ricercatrice Leah D. Rubin, era interessata a conoscere quale fosse la variabilità a lungo termine all’interno del mondo dei pesci in generale, e degli squali in particolare, in un intervallo di tempo di 85 milioni di anni. Ed è qui che si è scoperto l’inimmaginabile…
“La più grande estinzione che gli squali abbiano mai visto”
Per effettuare questo studio, le due ricercatrici hanno utilizzato i sedimenti fossili rinvenuti sui fondali delle profondità dell’Oceano Pacifico, in due siti distanti migliaia di chilometri tra loro. Quello che è stato fatto ha riguardato il confronto dei microfossili tra pesci e squali, valutando anche il rapporto delle rispettive popolazioni.
Dall’analisi di questi reperti si è osservato come gli squali siano stati i grandi dominatori dei mari per circa 40 milioni di anni. Il rapporto tra i due gruppi era di 1 squalo per 5 pesci. Dopo l’evento di estinzione il rapporto è crollato drasticamente a 1 squalo ogni 100 pesci. Facendo due calcoli, all’inizio del Miocene (tra 24 e 5 milioni di anni fa) l’abbondanza è diminuita del 90% mentre la diversità morfologica è scesa del 70%.
Si tratta della più grande estinzione di massa che gli squali abbiano mai visto e dalla quale non sono mai più stati in grado di riprendersi.
Gli squali ed i dentelli dermici
Nel corso della loro vita gli squali sono soliti perdere gran parte dei propri denti per sostituirli con dei nuovi, così come perdono i dentelli dermici presenti sulla pelle. Quella che a noi potrebbe apparire una cute morbida e liscia, in realtà è composta da scaglie placoidi, con una struttura simile a quella dei denti, che funge come da scheletro esterno. Non ci credete? Se si riuscisse ad accarezzare contropelo uno squalo si vedrebbe che risulta ruvida al tatto. Questi dentelli servono all’animale per avere maggiore idro dinamicità – ciò spiega anche perché appaiono così silenziosi mentre nuotano negli abissi – e per proteggersi dai parassiti.
Tutti questi residui terminano sul fondo dell’oceano offrendo ai ricercatori parecchio materiale organico da studiare per le proprie indagini scientifiche. Così hanno fatto anche Sibert e Rubin le quali si sono concentrate nello studio anche delle varie forme di dentelli. A seguito di questo episodio critico la varietà, come già anticipato, è scesa del 70% ed i dentelli più comuni sono quelli osservabili nelle specie che solcano i mari ancora oggi: si tratta di una variante più liscia e lineare che svolge la funzione di facilitare l’animale nel nuoto sulle lunghe distanze. Al contrario i dentelli con forma geometrica o con creste intrecciate sono quasi del tutto scomparsi: sono rintracciabili esclusivamente in specie che vivono nelle profondità marine come lo squalo lanterna.
Cosa ci siamo persi?
Sulle grandi estinzioni di massa del passato sappiamo poco ma comunque è rintracciabile una causa scatenante in grado di giustificarne l’epilogo. Il caso più eclatante è forse quello che ha visto coinvolti i dinosauri, scomparsi 66 milioni di anni fa a causa di un asteroide che ha colpito la Terra e che ha decimato 3 specie su 4, sia animali che vegetali, presenti al mondo. Cosa è accaduto, invece, agli squali?
Rispetto alle possibili cause che avrebbero portato a decimare la popolazione di squali non si sa nulla. Non risultano particolari stravolgimenti climatici o ambientali così come eventi traumatici come l’impatto di un asteroide. Allo stesso tempo, in quel periodo non esistevano altri predatori in grado di rappresentare un pericolo. Cosa ci sfugge? Le due ricercatrici sono convinte del fatto che nella storia terrestre deve essere successo qualcosa che finora ignoravamo. Purtroppo non siamo ancora in grado di dire cosa. Il prossimo step sarà proprio quello di fornire una motivazione in grado di giustificare questa estinzione.
Squali: i guai non sono finiti
Gli squali dominano i mari da 400 milioni di anni. Ad oggi sono 400 le specie viventi sul nostro pianeta e rappresentano i principali predatori degli abissi, in grado di mantenere in equilibrio l’ecosistema marino. Apprendere cosa sia successo 19 milioni di anni fa potrebbe aiutarci a scongiurare la scomparsa che è in corso ora.
A differenza di altre specie marine a forte rischio di estinzione, gli squali non rappresentano ancora una priorità. Questa scoperta potrebbe invogliare le autorità competenti ad una nuova valutazione?
Immagine di copertina: Foto di Daniel Torobekov da Pexels.
[1] E.C. Sibert, L.D. Rubin, “An early Miocene extinction in pelagic sharks”. Science, 04 Jun 2021, Vol. 372, Issue 6546, pp. 1105-1107, DOI: 10.1126/science.aaz3549.
[2] G. Conroy, “Sharks were nearly completely wiped out 19 million years ago”, ABC Science, 2021. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.abc.net.au/news/science/2021-06-04/sharks-massive-extinction-nineteen-million-years/100184322?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=a4b479adc5-briefing-dy-20210604&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-a4b479adc5-46136706
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Autore articolo
Martina Shalipour Jafari
Redattrice
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