Con lo scoppio della guerra in Ucraina lo scorso febbraio, l’opinione pubblica ha rilanciato la proposta di un sistema di difesa unico per l’Unione: un esercito europeo. Che il continente europeo potesse avere una difesa comune lo si era pensato già negli anni ’50 ma alle proposte non hanno mai fatto seguito i fatti. E si è andati avanti così anche nei decenni a seguire, fino ai giorni nostri. Oggi se ne parla ancora, ma è davvero una strada percorribile? Qual è l’attuale organizzazione dell’Unione Europea? Vediamolo insieme andando per gradi.
Esercito europeo: i primi passi dal dopoguerra
Proprio quest’anno sono trascorsi 70 anni dalla firma del trattato che, di fatto, sancì la nascita della Comunità Europea di Difesa (CED). Era il 27 maggio 1952 e a Parigi, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Italia, firmarono quello che poteva essere il passo più prossimo alla nascita di una federazione di Stati in Europa.
Tra lo spauracchio di un potenziale riarmo della Germania, a pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, poi soppiantato dall’insorgere di una Guerra Fredda a est dei confini europei, il trattato avrebbe dovuto seguire le tracce della neonata CECA (Comunità Europea Carbone e Acciaio)[1].
Ma secondo Altiero Spinelli, grande sostenitore della nascita di una federazione di Stati d’Europa, non poteva esserci la costituzione di una forza militare europea senza la cessione di una parte della sovranità nazionale da parte delle nazioni aderenti. Cessione che poteva realizzarsi solo con la costituzione di una Comunità Politica Europea (CPE), eletta su base democratica, che avrebbe dovuto guidare la nascita dell’esercito europeo.
Purtroppo alle buone intenzioni non fece seguito la ratifica del trattato che quindi rimase solo un progetto sulla carta. Ai tentennamenti delle forze politiche dei singoli Paesi seguì la morte di Iosif Stalin, allora considerato il nemico pubblico numero uno, e ciò determinò la morte definitiva del progetto della CED.
Esercito europeo in tempi recenti
Come spesso accade, argomenti di tale rilevanza tornano a fare capolino nell’agenda politica con la stessa velocità con la quale spariscono. Ed è così che la proposta di costituzione di un esercito europeo è stata rilanciata e abbandonata più e più volte nel corso dei decenni, sino a tempi più recenti. A rilanciare l’iniziativa ci ha pensato la guerra nei Balcani negli anni ’90. Conflitto avvenuto sul continente europeo di fronte al quale l’Unione è rimasta quasi impotente. Fu la NATO, il tanto discusso Patto Atlantico, a porre fine alla guerra.
Da lì l’Europa ha realizzato la necessità di darsi una organizzazione militare comune. Durante il vertice di Helsinki del 1999 gli Stati membri decisero di istituire l’European Rapid Reaction Force composta da 60mila uomini in grado di intervenire tempestivamente nelle cosiddette Missioni di Petersberg, che riguardavano sia azioni di Peace Building che Peace Keeping[2][3][4]. Un progetto, definito Helsinki Headline Goal, che contemplava anche un sostanzioso supporto navale e aereo, al quale i vari Stati membri avrebbero contribuito. Le operazioni sarebbero state sotto il comando di vari EU Headquarters che a loro volta erano dipendente dell’EU Military Staff, a sua volta sotto il controllo dell’EU Military Comittee[5]. Anche in questo caso, però, gli obiettivi non sono stati rispettati a pieno pur avendo dimostrato la capacità dell’Unione di poter intervenire in conflitti internazionali in maniera indipendente dalla NATO.
L’European Defence Agency (EDA)
Nel 2004 nasce l’European Defence Agency[6] (EDA) con lo scopo di aumentare la cooperazione europea in materia di difesa che ruota attorno a tre pilastri: strategia di ricerca e tecnologia; Strategia di cooperazione in materia di armamenti; e la strategia di base tecnologica e industriale della difesa europea. Agenzia a cui hanno aderito 26 Stati membri, a eccezione della Danimarca.
Un altro passo importante verso una maggiore cooperazione ma che non si concretizzerà mai in un vero esercito europeo fino a quando gli Stati membri non seguiranno il percorso indicato da Spinelli e gli altri firmatari della Comunità Europea di Difesa degli anni ’50. Non può esserci difesa comune senza la cessione di parte della propria sovranità nazionale e su questo punto gli Stati europei non sembrano voler sentir ragioni. Per di più, solo pochi mesi fa la Germania ha annunciato il ritorno agli armamenti per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
La mancanza di un esercito europeo costa cara
Ma cosa comporta questa scelta? Le spese militari sostenute a livello continentale non sono poche. Nel 2020 i 27 Stati membri UE hanno speso 198 miliardi di euro per la propria difesa militare, poco meno dei 220 miliardi di euro di media ogni anno[7].
Nonostante la spesa rilevante, nettamente inferiore a quella statunitense (700 miliardi annui), l’Unione non arriva nemmeno al 10% delle capacità militari USA. Basti pensare che a livello continentale possiamo contare su 150 tipi di equipaggiamenti diversi rispetto ai 30 americani e il coordinamento, come abbiamo visto, è pressoché nullo se non si considerano le operazioni militari dirette dalla NATO. Insomma, la creazione di un esercito comune non solo gioverebbe alla definizione di una più forte identità europea, e a una migliore coordinazione e operabilità ma aiuterebbe anche a risparmiare risorse economiche di ciascuno Stato. Ma nessuno è disposto a cedere. Almeno per il momento.
[1] Michele Marchesiello, “Per una politica di difesa europea. La CED: un’occasione mancata”, MicroMega, 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.micromega.net/comunita-europea-di-difesa/
[2] Francesco Zamponi, “Il progetto di difesa europea: le attuali prospettive”, Difesa.it, 2013. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.difesa.it/SMD_/CASD/IM/CeMiSS/Pubblicazioni/Documents/Contributi/Zamponi/Zamponi.pdf
[3] Franco di Santo, “Lo sviluppo delle capacità militari dell’Unione Europea 1999 – 2015”, Storia e soldati, 2015. Consultabile al seguente indirizzo: https://storiaesoldati.wordpress.com/tag/esercito-europeo/page/2/
[4] EUR-Lex, “Missioni di Petersberg”: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=LEGISSUM:petersberg_tasks
[5] Zamponi, op. cit.
[6] European Defence Agency: https://eda.europa.eu/home
[7] Alessandro Azzoni, “Tre strade per attuare la difesa comune europea”, Affari Internazionali, 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.affarinternazionali.it/tre-strade-per-attuare-la-difesa-comune-europea/
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Autore articolo
Martina Shalipour Jafari
Redattrice
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