In che modo e in che misura i social network sites (SNS) incidono sulla nostra psiche? Ricerche di questo genere si sono moltiplicate negli anni, dal momento della comparsa dei SNS ad oggi. In questa occasione, un nuovo studio di un team di ricercatori esamina – e mette sotto accusa – la loro interfaccia. Nello specifico si analizza il fenomeno della dissociazione normativa, causata dal fenomeno dello scrolling continuo dei contenuti social, e dei tool che gli utenti potrebbero utilizzare per evitare di trascorrere troppo tempo online. Ma andiamo per gradi.
Dissociazione da social network: definizioni
Il fenomeno della dissociazione è una condizione che viviamo nella nostra quotidianità, ad esempio, quando ci dimentichiamo di essere alla guida della nostra auto o quando fissiamo per interi minuti la stessa pagina di un libro senza riuscire a cogliere il senso delle parole che leggiamo. Possiamo definirla come quel momento in cui ci dissociamo, perdendo coscienza di noi stessi e del tempo che scorre. “Con la dissociazione si crea un’assenza di connessione nel pensiero, nella memoria e nel senso di identità di una persona”[1].
Generalmente è associata ad un evento traumatico ma, in questo caso, i ricercatori parlano di una dissociazione normativa – prendendo a prestito la definizione di Butler per evitare di stigmatizzare cosa è ‘non normale’. Chi sceglie liberamente di entrare in una fase di dissociazione, invece, cerca una via di fuga per assorbire le preoccupazioni della vita quotidiana allontanandole dal proprio lato conscio.
Dissociazione da social network: lo studio
I ricercatori guidati dalla Dott.ssa Amanda Baughan, dottoranda presso la Paul G. Allen School of Computer Science & Engineering dell’Università di Washington, hanno scelto di studiare la dissociazione quotidiana associata all’utilizzo dei SNS. Tante volte, molti di noi, avranno fatto scroll sul proprio telefono pensando di aver perso 5 minuti del proprio tempo quando invece di minuti ne erano trascorsi 30. Un problema che, secondo gli esperti, provocherebbe in molti di noi un senso di vergogna e disagio a causa del cattivo utilizzo del nostro tempo.
L’intenzione dei ricercatori non è quella di stigmatizzare l’uso dei social. Che sia per finalità relazionali, per informarsi o intrattenersi, l’utilizzo di social come Twitter, Instagram o Tik Tok è compatibile con la nostra quotidianità se associato, dicono gli autori dello studio, ad un sistema di gestione del tempo. Per studiare questo fenomeno i ricercatori hanno utilizzato Chirp, un’app collegata a Twitter, che ha permesso ai partecipanti a questo studio di poter interagire regolarmente con i tweet ma al tempo stesso di essere monitorati dai ricercatori. Com’è andata a finire?
I risultati dello studio
Sono 43 gli utenti che hanno preso parte allo studio, utilizzando Chirp per circa un mese. Ad ogni sessione d’accesso, dopo circa tre minuti di utilizzo, si apriva una finestra di dialogo attraverso la quale veniva chiesto loro quanto fossero d’accordo, in una scala da uno a cinque, con questa affermazione: “Attualmente sto usando Chirp senza prestare attenzione a ciò che sto facendo”[2]. Finestra che si apriva regolarmente ogni 15 minuti. Dai risultati è emerso che il 42% dei partecipanti era d’accordo con questa affermazione.
L’esperimento, però, è servito anche a simulare alcune strategie per migliorare l’interfaccia social dal punto di vista del design e per supportare i meccanismi di interruzione dello scroll incontrollato. Nello specifico i partecipanti, nelle fasi di utilizzo di Chirp, sono stati sottoposti, a settimane alternate, a stimoli interni ed esterni o lasciati all’uso libero dell’app[3].
Molti di loro hanno apprezzato i promemoria automatici dell’applicazione che ricordava loro di staccare, mostrando il tempo di utilizzo. Tuttavia le finestre di dialogo che ricordavano loro che stavano effettuando lo scroll in maniera dissociata sono state giudicate fastidiose.
Dissociazione da social network: ripensare alle interfacce social
Migliorare l’esperienza d’uso sui social media si può. Si deve. Almeno questa è l’opinione degli autori dello studio. Per farlo basterebbe implementare l’uso di strumenti già diffusi come gli elenchi personalizzati che aiutano ad uscire dalla fase di dissociazione. Obiettivo, questo, non in antitesi con le politiche aziendali dei principali social network: le persone apprezzano la possibilità di connettersi, scambiare opinioni e informarsi ma apprezzano anche l’invito ad uscire quando si è trascorso troppo tempo su una piattaforma.
Ad esempio Tik Tok ha una funzione che ricorda all’utente di prendere una pausa ogni ora. E non è l’unico strumento di questo tipo disponibile. Se gli utenti utilizzassero maggiormente questi strumenti spingerebbero le società ad investire maggiormente in questo senso. E voi? Quanto tempo trascorrete in media sui social? Avete mai percepito un senso di dissociazione?
[1] State of Mind, “Dissociazione”. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.stateofmind.it/dissociazione/#:~:text=delle%20funzioni%20psichiche.-,Cosa%20si%20intende%20con%20Dissociazione,di%20identit%C3%A0%20di%20una%20persona.
[2] Sarah McQuate, “‘I don’t even remember what I read’: People enter a ‘dissociative state’ when using social media”, UW News, 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.washington.edu/news/2022/05/23/people-enter-a-dissociative-state-when-using-social-media/
[3] Daisy Yuhas, “Why Social Media Makes People Unhappy—And Simple Ways to Fix It”, Scientific American, 2022. COnsultabile al seguente indirizzo: https://www.scientificamerican.com/article/why-social-media-makes-people-unhappy-and-simple-ways-to-fix-it/?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=01d57fbd11-briefing-dy-20220620&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-01d57fbd11-46136706
Autore articolo
Martina Shalipour Jafari
Redattrice
Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
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