È il fenomeno del momento. È su tutti i cartelloni, in tutti i negozi, sopra ogni piattaforma social, in tutte le forme. È Barbie, l’ultimo film della regista statunitense Greta Gerwig, che ha colorato il mondo di rosa, letteralmente. Una massiccia e chirurgica impresa di marketing, che ha preparato il terreno all’uscita di questo film, diventato ‘attesissimo’ non solo per il cast perfettamente centrato, ma (soprattutto) per la protagonista stessa: la bambola più famosa del mondo. È un film sulla storia di Barbie? No. Allora sulla creatrice di Barbie? Certo che no. È una storia sulla Mattel? Ancora no. La parola ‘storia’ è errata per descrivere questa pellicola. Barbie di Greta Gerwig è una favola, in tutti i sensi.
Barbie: a chi si rivolge il film?
Dopo averne sentito tanto parlare e aver visto che tutto il mondo era entusiasta per l’uscita di questo film, è difficile non crearsi delle aspettative. Ma prima di dare un giudizio su questa strampalata pellicola, bisogna porsi una domanda: qual è il suo target di riferimento? È un film per bambini, per adulti, per donne, per uomini, per tutti? Se le mie sensazioni sono state giuste, Barbie è un film per chiunque. Boomer e millennial vengono travolti dalla nostalgia di quei momenti trascorsi a giocare; le nuove generazioni apprezzano la semplicità e la vena comica di un film che ha come protagonista qualcosa che conoscono.
Ma a un livello un po’ più profondo, a chi si rivolge davvero il film?
Partiamo da una piccola premessa. La Barbie si è evoluta nel tempo come bambola che mostrava alle bambine che potevano fare ed essere di tutto nella loro vita. Come spesso accade, questa visione è stata accolta, ma anche stravolta, provocando un effetto boomerang che viene evidenziato nel film stesso: l’odio per Barbie (da parte di alcune donne) a causa della sua perfezione irrealistica e, quindi, inarrivabile. Ma, esattamente come la bambola che tutti abbiamo visto crescere ed evolversi nel tempo, così il film è un tentativo di far emergere l’idea che è sempre stata alla base della Barbie: siamo giuste così.
La filosofia femminista è ricalcata spesso nel corso della pellicola che, con ironia, intelligenza e sensibilità, tenta di far passare messaggi importanti. Quindi a chi è rivolto il film?!
Barbie: perché la trattiamo con superficialità?
Siamo abituati a pensare a Barbie come a qualcosa di estremamente superficiale, che non ha strati profondi. Qualcosa di meramente estetico. Perfino qualcosa di cui vergognarsi, se amavi giocarci. Molti di noi, all’uscita del film, si saranno chiesti: ma ne varrà la pena vederlo al cinema? Oppure sarà una cavolata?
Il film di Greta Gerwig, tra i tanti obiettivi comunicativi, punta a scardinare questo senso di superficialità che la società (e anche la stessa azienda di produzione Mattel) negli anni ha affibbiato a questa bambola. Una sorta di perpetuo “come fai, sbagli”, che continua a investire le diverse evoluzioni della Barbie di aspre critiche.
Ma la Barbie è un mezzo che non stabilisce un fine. È sempre tutto nelle mani di gioca e, in questo caso, negli occhi di chi guarda. Non è un racconto imprevedibile; quello che è imprevedibile è la commozione che questo film suscita in momenti specifici, in cui ci sentiamo chiamate in causa con i nostri timori, le nostre preoccupazioni.
E sì, ho detto “chiamate”, perché credo che questo film regali dei messaggi nascosti che solo le persone che sono e si sentono donne possono recepire. Andate a vederlo.
Autore articolo
Sara Giovannoni
Redattrice
Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
Intanto keizoku wa chikara nari.
Se volete, andate a cercare il significato!