Nelle profondità della foresta amazzonica colombiana è stata rinvenuta, agli inizi del 2020, una Cappella Sistina rupestre[1]. Il sito, che non ha ancora nome (da qui la dicitura Cappella Sistina), ha sorpreso gli studiosi per la ricchezza di dettagli e per le dimensioni. Si tratta di una parete rocciosa, interamente affrescata anche in altezza, lunga circa 12 chilometri e risalente ad un periodo di circa 12.500 anni fa.
Tale scoperta si deve ad un gruppo di ricercatori ed archeologi colombiani e britannici, guidato dal Professor José Iriarte dell’Università di Exeter. La spedizione è stata finanziata dall’European Research Council, all’interno del Progetto Horizon 2020, un Programma Quadro dell’Unione Europea volto a supportare la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico.
Come detto, la scoperta è stata effettuata già da diverso tempo, ma è stata divulgata solo recentemente. L’obiettivo, infatti, era quello di permettere la registrazione e messa in onda di un documentario dal titolo “Jungle mystery: Lost Kingdoms of the Amazon”, trasmesso da Channel 4 alla fine dell’anno.
La Cappella Sistina rupestre e la vita dei primi coloni americani
Se si va indietro nel tempo alla ricerca della comparsa dell’uomo sulla Terra, potremmo fissarla all’incirca a 2,1 milioni di anni fa con l’Homo Habilis. La colonizzazione del continente americano, invece, sarebbe avvenuta solo in tempi molto più recenti, tra i 18-15 mila anni fa[2]. In quel periodo, secondo il team di esperti che ha effettuato il ritrovamento, quest’area avrebbe dovuto avere l’aspetto di una savana piuttosto che di una foresta pluviale. Ciò giustificherebbe la presenza di queste rappresentazioni in una zona che probabilmente, a quel tempo, era molto frequentata.
Gli autori di queste pitture hanno scelto di rappresentare scene in cui uomini ed animali interagiscono tra loro. Troviamo disegnati, soprattutto, animali che conosciamo ancora oggi quali, ad esempio: cervi, tapiri, alligatori, pipistrelli, scimmie, tartarughe, serpenti ed istrici, ma non solo. Accanto a tali immagini, è stata raffigurata anche la megafauna glaciale, di cui fa parte anche il mastodonte, un animale ormai estinto simile all’elefante. La flora dell’epoca – assieme a motivi geometrici ancora in corso di interpretazione – completa il panorama dei soggetti/oggetti raffigurati sulla roccia.
È proprio grazie a queste immagini che gli scienziati sono riusciti a datare, approssimativamente, questa gigantesca opera rupestre. Tale zona della Colombia non è nuova a ritrovamenti simili. Già alcuni anni fa sono stati rinvenuti 75 mila dipinti. Con la Cappella Sistina rupestre, probabilmente, si sono battuti tutti i record! Stando a quanto sostengono gli esperti, ci vorranno diverse generazioni prima di riuscire ad interpretare ogni singolo disegno.
Proprio per agevolare il lavoro di interpretazione ed evitare tutti gli inconvenienti causati dalle difficoltà fisiche, materiali e politiche che comporterebbe il fatto di recarsi sul posto, i ricercatori stanno pazientemente scannerizzando l’intera parete così da poter poi proseguire gli studi a casa.
La Cappella Sistina rupestre del Parco Nazionale di Chiribiquete
A dispetto della grande estensione, la scoperta è stata fatta solo in tempi recenti e le motivazioni sono molteplici. Il sito è posizionato all’interno del Parco Nazionale di Chiribiquete[3] (Patrimonio Unesco dell’Umanità dal 2018), considerato il più grande parco al mondo all’interno di una foresta pluviale: 2 milioni e 700 mila ettari di terreno. Si tratta di una zona estremamente selvaggia, situata nel sud-est della Colombia e caratterizzata dalla presenza dei Giganti Tepuyes: picchi rocciosi alti fino a 1000 metri che creano una particolare alternanza di rocce e foresta, un territorio a cui è stato difficile accedere fino a poco tempo fa. Qui, per decenni, le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) hanno trovato terreno fertile per le proprie attività illecite, in modo particolare il traffico di droga. Gli stessi ricercatori che hanno effettuato il ritrovamento hanno potuto attraversare questa zona solamente dopo aver ottenuto il loro consenso.
Di per sé la scoperta e l’istituzione del parco stesso è molto recente: 30 anni. Ancora oggi è possibile raggiungerlo esclusivamente attraverso voli charter privati ed è consigliato percorrerlo al seguito di una guida specializzata.
In generale, l’area di Serrania de La Lindosa (in cui sono situate queste pitture) è abitata ancora oggi da comunità indigene che vivono lontano dalla modernità. Poco distante vi è il fiume Guayabero, considerato un confine naturale tra l’Amazzonia e le regioni dell’Orinoco e che svolge una funzione da ecotono, cioè di spazio intermedio tra due ecosistemi limitrofi con elevata diversità di habitat naturali. Stando agli scienziati, quella di Serrania poteva rappresentare, quindi, una via di passaggio tra altopiani e pianure, tanto da giustificare la presenza di queste iscrizioni.
[1] Focus, “Scoperta in Colombia una Cappella Sistina rupestre”, 2020. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.focus.it/cultura/storia/cappella-sistina-rupestre-antichi
[2] SD CELAR, “The Serrania La Lindosa: New archaeological sites for the colonisation and settlements of the Colombian Amazon”. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.sdcelarbritishmuseum.org/the-serrania-la-lindosa-new-archaeological-sites-for-the-colonisation-and-settlements-of-the-colombian-amazon/
[3] Scomfort Zone, “Chiribiquete – Il Parco Nazionale più grande dell’Amazzonia in Colombia”, 2020. Consultabile al seguente indirizzo: https://scomfortzone.com/chiribiquete-parco-piu-grande-amazzonia-colombia/
Autore articolo
Martina Shalipour Jafari
Redattrice
Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
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