Sono passati all’incirca una trentina d’anni ormai da quando la NASA – la National Aeronautics and Space Administration, “[l’]ente responsabile delle attività aeronautiche e aerospaziali di interesse civile degli USA”[1] – ha dato avvio al programma Discovery, con l’intento di approfondire, tramite una serie di missioni dal ridotto dispendio materiale e temporale, la nostra conoscenza del sistema solare.
Al programma ha partecipato anche il telescopio spaziale Kepler, lanciato nel marzo del 2009 e ritirato nel novembre del 2018, ad esaurimento del carburante. Kepler è stato il primo esemplare – nel suo lavoro è già stato sostituito da Tess – dei cosiddetti “cacciatori di pianeti”, o meglio, di esopianeti.
Con il termine “esopianeta” si fa riferimento ad un “[c]orpo celeste che orbita intorno a una stella in sistemi simili a quello solare”[2].
Sebbene siano passati quasi tre anni dalla conclusione della missione, i dati raccolti da Kepler sono ancora, in parte, da analizzare: il telescopio avrebbe scoperto ben più di 2.600 pianeti extrasolari, tra i quali ce n’è uno molto simile alla Terra, sia per dimensioni che per temperatura.
Kepler-1649c: il pianeta più simile alla Terra mai scoperto
15 aprile 2020: con la pubblicazione di un articolo sull’Astrophysical Journal Letters, un team di ricercatori guidato dallo scienziato Jeff Coughlin – direttore del Kepler/K2 Science Office presso il SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) Institute e l’Ames Research Center della NASA – ha ufficialmente comunicato la scoperta di “un esopianeta di tipo terrestre in orbita nella fascia di abitabilità della sua stella”[3], Kepler-1649c – dove la lettera “c” sta per “terzo”, ovvero terzo pianeta del suo sistema[4].
Questo “nuovo mondo” dista 300 anni luce dalla Terra, della quale è 1,06 volte più grande. La quantità di luce che Kepler-1649c riceve dalla sua stella equivale al 75% di quella che la Terra riceve dal Sole.
La differenza fondamentale sta nel fatto che quest’esopianeta orbita attorno ad una nana rossa[5]. Tale orbitazione potrebbe essere un problema, poiché “le nane rosse mostrano spesso un’attività molto sostenuta, con brillamenti ed espulsioni di massa coronale […] molto più intensi e frequenti rispetto a stelle di tipo solare. [Pertanto], i pianeti che [orbitano] attorno ad esse, pur trovandosi nella cosiddetta fascia di abitabilità, potrebbero essere stati resi del tutto inospitali alla vita proprio a causa dei continui bombardamenti di radiazioni ionizzanti e degli impatti di nuvole di plasma e particelle energetiche provenienti dalle loro stelle madri”[6].
L’esopianeta e la sua stella sono talmente vicini che un anno su Kepler-1649c equivale a 19,5 giorni sulla Terra. In ogni caso, c’è ancora molto da conoscere di questo “nuovo mondo”: così, ad esempio, non si sa quale sia la sua atmosfera e, dunque, non si può che speculare, al momento, sulla presenza di acqua allo stato liquido sulla superficie del pianeta.
Agli astrobiologi sono necessarie tante altre informazioni ancora per stabilire se Kepler-1649c sia o non sia effettivamente in grado di accogliere la vita. L’eccezionalità di questa scoperta è indubbiamente innegabile, ma bisogna tenere a mente che le nane rosse sono le stelle più comuni, in assoluto, pertanto anche pianeti come Kepler-1649c potrebbero esserlo, molto più di quanto non si sia pensato finora[7]. Chissà cos’altro ancora verrà fuori dai dati raccolti dal telescopio!
Wasp-62b: il “Giove caldo”, gigante senza nuvole
Il 2021 sarà senz’altro un anno astronomicamente interessante, un altro anno di grandi scoperte. La prima, ufficializzata lo scorso 11 gennaio 2021 con la pubblicazione di un articolo sempre sull’Astrophysical Journal Letters, riguarda un nuovo pianeta gigante, la cui particolarità/rarità consiste nell’essere privo di nuvole.
La scoperta è merito di un team di ricercatori guidato dalla scienziata Munazza Alam presso il Center for Astrophysics dell’Harvard University e della Smithsonian Institution. Si tratta del risultato dell’analisi dei dati raccolti da un altro telescopio spaziale, l’Hubble: lanciato nel 1990, ad oggi ancora operativo, l’HST – Hubble Space Telescope – fa parte, insieme ad altri tre elementi, del programma NASA’s Great Observatories.
Questo “grande osservatore” ha contribuito nel tempo e in maniera fondamentale a migliorare la nostra conoscenza in merito ai processi di nascita e morte delle stelle, a quelli di evoluzione delle galassie e in merito anche e soprattutto ai buchi neri[8].
A proposito di Wasp-62b, il gigante senza nuvole, si tratta, in realtà, di un esopianeta scoperto già nel 2012, di cui si è potuto approfondire la conoscenza studiandone nel dettaglio l’atmosfera. Questo “Giove caldo” – come è altresì noto poiché la sua massa corrisponde alla metà circa di quella di Giove e poiché la sua temperatura è molto alta data la notevole prossimità della sua stella – dista 575 anni luce dal quinto pianeta del nostro sistema solare (in ordine di distanza dal Sole).
Mentre a Giove sono necessari quasi 12 anni per orbitare intorno al Sole, nel caso di Wasp-62b e della sua stella sono invece sufficienti solamente 4 giorni e mezzo circa. Relativamente alla sua atmosfera gli studiosi hanno rilevato una totale assenza di potassio e un’importante presenza di sodio, le cui tracce sarebbero risultate oscurate se sul pianeta ci fossero state delle nuvole e della foschia.
È proprio quest’ultima mancanza che fa di Wasp-62b qualcosa di eccezionale: i pianeti senza nuvole sono, infatti, estremamente rari. D’altronde, il primo e l’unico altro esopianeta con un’atmosfera pulita che si conosca – Wasp-96b, altresì noto come il “Saturno caldo” – è stato scoperto nel 2018, soltanto tre anni fa. Resta ancora da capire com’è che questi pianeti si formerebbero. Studiare un’atmosfera pulita rende certamente più facile capire quale sia la loro composizione chimica[9].
[1] Treccani, “NASA”. Consultabile al seguente indirizzo https://www.treccani.it/enciclopedia/nasa.
[2] Treccani, “Esopianeta”. Consultabile al seguente indirizzo https://www.treccani.it/vocabolario/esopianeta_(Neologismi).
[3] Luigi Bignami, “Un pianeta terrestre nascosto in piena vista”, Focus, 26 aprile 2020. Consultabile al seguente indirizzo https://www.focus.it/scienza/spazio/un-pianeta-terrestre-nascosto-in-piena-vista.
[4] Cfr. Ibidem.
[5] Cfr. NASA, “Earth-Size, Habitable Zone Planet Found Hidden in Early NASA Kepler Data”, 15 aprile 2020. Consultabile al seguente indirizzo https://www.nasa.gov/press-release/earth-size-habitable-zone-planet-found-hidden-in-early-nasa-kepler-data.
[6] Mario Di Martino, “Le stelle nane rosse: piccole e fredde ma turbolente”, Focus, 23 novembre 2015. Consultabile al seguente indirizzo https://www.focus.it/scienza/spazio/le-stelle-nane-rosse-piccole-e-fredde-ma-turbolente.
[7] Cfr. NASA, “Earth-Size, Habitable Zone Planet Found Hidden in Early NASA Kepler Data”, cit.
[8] Cfr. NASA, “NASA’s Great Observatories”. Consultabile al seguente indirizzo https://www.nasa.gov/audience/forstudents/postsecondary/features/F_NASA_Great_Observatories_PS.html.
[9] Cfr. Center for Astrophysics, “Astronomers Discover First Cloudless, Jupiter-Like Planet”, 22 gennaio 2021. Consultabile al seguente indirizzo https://www.cfa.harvard.edu/news/2021-01.
Autore articolo
Federica Fiorletta
Redattrice
Laureata in Lingue, Culture e Traduzione Letteraria. Anglista e francesista, balzo dai grandi classici ottocenteschi alle letterature ultracontemporanee. Il mio posto nel mondo è il mondo, viaggio – con il corpo e/o con la mente – e vivo per scrivere.