L’età moderna è per antonomasia l’età delle esplorazioni geografiche, tanto è vero che secondo quella che è la tradizionale periodizzazione della Storia – suddivisa in età antica, medievale, moderna e contemporanea – la modernità ha convenzionalmente inizio proprio con la scoperta dell’America, nel 1492.
Ciò non significa che nell’antichità e nel medioevo l’uomo non si sia spinto “oltre i confini”, anzi. Tuttavia, quella moderna è stata l’epoca delle grandi esplorazioni e delle grandi scoperte, che hanno dato avvio, infatti, alla cosiddetta “globalizzazione” – sebbene questa sia una parola introdotta in età contemporanea.
Ovviamente, ad oggi, l’uomo ha tutt’altro che esaurito la sua voglia di conoscenza e di conquista (sia nell’accezione positiva che in quella negativa del termine). Anche per questo, allora, con un articolo che ricorda solo alcune delle tante esplorazioni/scoperte che si sono fatte, abbiamo scelto di compiere, insieme, un viaggio nel passato e anche nel futuro della storia dell’umanità.
La scoperta di Madera e delle Azzorre
Nel 1419, gli esploratori portoghesi João Gonçalves Zarco e Tristão Vaz Teixeira scoprirono l’arcipelago di Madera, situato nell’oceano Atlantico settentrionale, a sud del Portogallo e a ovest del Marocco. Composto di due isole maggiori di origine vulcanica, Madera e Porto Santo, l’arcipelago “del legno” (dal portoghese madeira) – cosiddetto perché ampiamente ricoperto da boschi (alcuni dei quali sono stati anche dichiarati dall’UNESCO patrimonio dell’umanità) – era allora disabitato. Lo si iniziò a popolare a partire dal 1425. La madrepatria – prima portoghese, poi spagnola e infine inglese – sfruttò queste colonie soprattutto per la produzione e per la vendita dello zucchero e del vino. Insieme a quello delle Azzorre, l’arcipelago di Madera costituisce attualmente una delle due regioni autonome del Portogallo, le quali, a loro volta, costituiscono due delle nove regioni ultraperiferiche dell’Europa.
A proposito dell’arcipelago delle Azzorre, quest’ultimo fu scoperto successivamente a quello di Madera, ma lo si trovò ugualmente disabitato, tanto è vero che, ad esempio, prima di procedere all’insediamento umano sull’isola di Santa Maria, data l’assenza di animali di una certa dimensione, si provvedette a popolare l’isola di pecore, in modo tale da assicurare una fonte di nutrimento e, dunque, di sostentamento ai coloni. Non si sa con certezza chi sia stato lo scopritore delle Azzorre: si sarebbe trattato di Gonçalo Velho, al servizio di Enrico di Aviz detto “il Navigatore”, infante del Portogallo, ovvero colui che viene comunemente identificato come il fondatore dell’Impero coloniale portoghese (1450 circa), che fu il primo della storia ma anche il più longevo. L’arcipelago delle Azzorre si compone di nove isole principali e di tante altre isolette.
La scoperta dell’America
Fu proprio a Porto Santo, una delle due isole maggiori dell’arcipelago di Madera, che visse Cristoforo Colombo, sebbene per un periodo di tempo estremamente limitato. Il grande esploratore italiano sposò, infatti, nel 1479, Filipa Moniz Perestrello, la figlia del governatore di Porto Santo. I due ebbero un figlio, Diego, nato sull’isola nel 1480.
La dimora di Cristoforo Colombo è stata trasformata in un museo, The Casa Colombo-Museu do Porto Santo, che si compone di tre sezioni. La prima ripercorre la storia dell’isola, con lo scopo ultimo di dimostrare quanto la sua posizione strategica abbia favorito i portoghesi nella loro espansione. La seconda documenta la presenza di Cristoforo Colombo a Porto Santo e la preparazione dei celebri viaggi che portarono alla scoperta dell’America. La terza, infine, è dedicata al galeone di proprietà della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali, che naufragò nel 1724 al largo della costa settentrionale dell’isola, mentre si dirigeva a Batavia (l’attuale Jakarta), in Indonesia.
Nel 1485, Filipa morì e Colombo – intenzionato a trovare una nuova, più breve, rotta per le Indie, convinto che queste si trovassero al di là delle Azzorre, vistosi negato il supporto del Portogallo – decise di trasferirsi in Spagna, per cercare l’appoggio dei reali Ferdinando e Isabella. L’esploratore riuscì ad ottenere approvazione per il suo progetto solamente nel gennaio del 1492.
Le tre caravelle salparono nell’agosto dello stesso anno. Niña, Pinta e Santa María partirono dal porto spagnolo di Palos de la Frontera. Dopo tre mesi, nell’ottobre del 1492, il marinaio Rodrigo de Triana, a bordo della Pinta, fu il primo ad avvistare terra (tuttavia, Colombo – che viaggiava a bordo della Niña – se ne prese il merito). Gli europei misero piede per la prima volta nel “Nuovo Mondo”, approdando sull’isola di Guanahani, molto presumibilmente l’attuale isola di San Salvador, nelle Bahamas.
Esattamente un anno dopo, nel gennaio del 1493, Cristoforo Colombo lasciò l’America per tornare in Europa. A seguito di una terribile tempesta, l’esploratore dovette cercare approdo per le sue caravelle proprio nelle Azzorre, presso l’isola di Santa Maria. Da qui, riuscì a raggiungere Lisbona, dove si fermò ancora per riparare le sue imbarcazioni, prima di poter rientrare a Palos de la Frontera. Pochi mesi dopo, nel settembre del 1493, Colombo sarebbe ripartito per un secondo viaggio, insieme al figlio Diego.
A proposito delle Azzorre, invece, quando fu messa a punto una nuova tecnica di navigazione, la cosiddetta “volta do mar” (volta do mar largo, volta do largo o volta da mina), la città di Angra do Heroísmo, sull’isola di Terceira, divenne tappa obbligata nel percorso di ritorno verso Lisbona. Questa tecnica consisteva, infatti, nel realizzare un “giro di mare”, ovvero nel navigare descrivendo un lungo arco per evitare, così, una zona centrale di bonaccia, sfruttando, invece, le correnti e i venti favorevoli. In verità, considerate la posizione strategica dell’isola e l’efficacia dell’innovativa tecnica della volta do mar, il porto di Angra divenne non soltanto una tappa obbligata per i viaggiatori portoghesi, ma un vero e proprio scalo marittimo universale.
Dalle spedizioni terrestri a quelle extraterrestri
Dopo il programma Apollo e, dunque, dopo lo sbarco dei primi uomini sulla luna, tra gli anni ‘60 e gli anni ‘70, la NASA (National Aeronautics and Space Administration), ovvero l’agenzia spaziale degli Stati Uniti d’America, ha recentemente programmato una nuova importantissima missione, Mars 2020, che – come si può facilmente dedurre dal suo nome – prevede di esplorare il pianeta Marte, dapprima per mezzo del rover Perseverance, per poi procedere, nelle migliori condizioni, ad un’esplorazione umana.
Perseverance è stato lanciato il 30 luglio 2020 ed è atterrato sulla superficie marziana lo scorso 18 febbraio, dove resterà per un paio di anni circa. C’è mai stata vita su Marte? Forse, presto, riusciremo finalmente ad avere una risposta.
Autore articolo
Federica Fiorletta
Redattrice
Laureata in Lingue, Culture e Traduzione Letteraria. Anglista e francesista, balzo dai grandi classici ottocenteschi alle letterature ultracontemporanee. Il mio posto nel mondo è il mondo, viaggio – con il corpo e/o con la mente – e vivo per scrivere.