Sono stati scoperti quasi cinquant’anni fa eppure, sino ad anni più recenti, non hanno destato grande interesse all’interno della comunità scientifica internazionale. Ci riferiamo ai mustatil che in arabo significa rettangolo, rinvenuti in un’area nord occidentale dell’Arabia Saudita.
A portarli alla ribalta ci ha pensato il professor Hugh Thomas, ricercatore presso l’Università dell’Australia occidentale e vicedirettore del progetto Archeologia aerea nel Regno dell’Arabia Saudita (AAKSAU), col suo team di ricercatori. Cosa fossero quelle strutture, in un territorio largo 200.000 km quadrati, se lo domandava da tempo. Adesso, con la pubblicazione ufficiale su Antiquity, rivista peer-reviewed di archeologia mondiale[1], ne sappiamo qualcosa di più anche noi.
Mustatil, una lunga serie di strutture misteriose
I mustatil, chiamati così proprio per la propria forma rettangolare, sono strutture in pietra a secco, con blocchi sovrapposti tra loro, datate all’incirca a 7.000 anni fa. Complessi, dunque, molto più antichi di tanti altri siti megalitici sparsi per il mondo e che secondo gli archeologi riscrivono la storia dell’evoluzione umana e del culto di quell’area del Medio Oriente. Fino ad ora, infatti, si era sempre pensato che in questa zona del mondo non ci fosse stata attività umana nel periodo precedente all’età del ferro che per il bacino del Mediterraneo e del vicino Oriente inizia intorno al XIII secolo a.C..
Sono un migliaio i mustatil rintracciati tramite ricognizioni via terra ed aeree, grazie all’uso di un elicottero. Le dimensioni delle singole strutture mappate variano molto: si passa dai 20 ai 600 metri di lunghezza per un 1,2 metri di altezza. La datazione effettuata al radiocarbonio su alcuni resti animali rinvenuti colloca queste strutture in un periodo compreso tra 5.300 e 5.000 anni a.C..
Lo studio dei reperti è fondamentale non solo per approfondire la conoscenza della loro funzione ma anche per avere maggiore contezza del territorio arabico in quel periodo storico. Con molta probabilità, in quel periodo dell’Olocene compreso tra 8000 e 6000 anni a.C, l’Arabia e molte aree dell’Africa risultavano umide e al posto dei deserti vi erano praterie. L’allevamento del bestiame, dunque, era pratica consolidata.
Analisi delle strutture
Da quello che è stato osservato dagli archeologi, i mustatil sono formati da blocchi di pietra, alcuni del peso di 500 kg, con ingressi, un lato lungo, camere ed ortostati, ossia lastre di pietra con funzione di sostegno e contenimento.
Data la forma allungata i ricercatori ritengono che i partecipanti al rito seguissero una processione: si accedeva in fila indiana dirigendosi verso la testa della struttura. Gli ortostati ed alcuni piccoli manufatti in pietra scheggiata starebbero a confermare queste teoria. Al centro della camera di testa vi era una grande pietra verticale dove si ritiene venissero deposte le offerte sacrificali. In alcuni mustatil il portale di accesso era sbarrato, segno che forse aveva esaurito la propria funzione.
Gli archeologi si sono concentrati anche sul posizionamento, evidenziando come gli uomini di quel tempo non avessero un orientamento preferenziale verso uno specifico punto cardinale. In generale i costruttori seguivano l’andamento del terreno e non quello, ad esempio, astronomico o solare. In ultimo, è stata osservata un’ulteriore differenziazione tra strutture semplici e complesse: nelle seconde i mustatil erano accompagnati, nelle vicinanze, dalla presenza di strutture definite di tipo ɪ.
Mustatil, quale la possibile funzione d’uso?
Gli archeologi si sono interrogati molto sulla natura e sulla funzione di queste strutture. Data la bassezza dei muri perimetrali è da escludere il loro utilizzo come recinto per il bestiame. Risulta poco credibile anche la possibilità che fossero utilizzate come insediamenti umani, permanenti o stagionali, data la mancanza di una copertura dalle intemperie e di rinvenimenti di utensili per l’uso domestico. Inoltre, l’assenza di sepolture umane risalenti a quel periodo, conferma che queste strutture erano destinate ad altre finalità.
Quasi certamente la funzione era quella rituale legata all’espressione di un culto. Vista la presenza, in parecchi mustatil, di corna ed elementi cranici di vari animali (bovini, ovini, caprini e gazzelle) possiamo pensare che le popolazioni autoctone fossero votate al culto del bestiame, che veniva offerto in sacrificio alle divinità per proteggere la terra dal clima mutevole di quel periodo.
Con molta probabilità la comunità si incontrava in un appuntamento annuale, assieme alle proprie mandrie e sempre in comunità venivano svolti i rituali sacrificali[2].
Nonostante dall’analisi sul campo siano emerse tutte queste evidenze resta ancora molto da scoprire. Per gli archeologi, infatti, questi rinvenimenti rappresentano ancora un grande enigma date le pochissime informazioni disponibili sulle popolazioni che vivevano in quest’area. Le indagini proseguiranno anche nei prossimi anni in attesa di saperne qualcosa in più.
Immagine di copertina: Foto di ArabTravels da Pixabay.
[1] Thomas, H., Kennedy, M., Dalton, M., McMahon, J., Boyer, D. e Repper, R. (2021). I mustatils: culto e monumentalità nell’Arabia nord-occidentale del neolitico. Antichità, 1-22. doi: 10.15184 / aqy.2021.51
[2] I. Sawal, “Arabian cult may have built 1000 monuments older than Stonehenge”, New Scientist, 2021. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.newscientist.com/article/2276273-arabian-cult-may-have-built-1000-monuments-older-than-stonehenge/
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Autore articolo
Martina Shalipour Jafari
Redattrice
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