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“Exuvia”: un nuovo album e Caparezza muta come un insetto

Dopo essere uscito “fuori dal tunnel”, con il suo nuovo album, Caparezza esce fuori di sé: l’esuvia, tra musica e scienza

Copertina Exuvia

Fuori di me, Exuvia

Spiego le ali, au revoir

[…]

E comincio a cantare il mio nuovo disco

Come queste cicale dal sottobosco

CAPAREZZA

Lo scorso 31 marzo il cantautore e produttore discografico Michele Salvemini, in arte Caparezza, aveva annunciato l’odierna uscita del suo nuovo album dal titolo Exuvia, lo stesso del brano scelto come suo manifesto.

Sono passati quattro anni da Prisoner 709 e, con questo ottavo album in studio, Caparezza ritorna sulla scena musicale italiana metamorfizzato, come rivelato dall’artista stesso in un post Instagram che fa chiarezza sul significato del titolo da lui scelto sia per il singolo che per l’intero disco.

L’esuvia (dal latino exuvia), spiega Caparezza, “è ciò che rimane del corpo di alcuni insetti dopo aver sviluppato un cambiamento formale. Un calco perfetto, talmente preciso nei dettagli da sembrare una scultura, una specie di custodia trasparente che un tempo ospitava la vita e che ora se ne sta lì, immobile, simulacro di una fase ormai superata”.

Sul retro della copertina dell’album, non a caso, troviamo rappresentata proprio la sua esuvia, quel calco tanto perfetto da sembrare una scultura, opera di Tony Cassanelli, che ha modellato in creta la “pelle di memorie e sapori inevitabilmente lontani e invisibili che qui tornano in vita” del cantautore pugliese.

Cover_Exuvia_Caparezza

Sul fronte della cover, invece, un’opera di Albert D’Andrea, “simbolo che rappresenta il passaggio da una condizione attuale (cerchio grande) ad una futura (cerchio piccolo) attraverso una serie di spirali (simbolo di morte e rinascita in gran parte delle culture)”.

Quello di Caparezza si è preannunciato come un ritorno musicale senz’altro interessante, ma prima di conoscere la realtà della sua rinascita artistica, approfondiamo da un punto di vista scientifico che cosa si intende effettivamente quando si parla di “esuvia”.

Exuvia: la spoglia

Trattasi di lessico zoologico.

L’italiano “esuvia” ha origine dal latino exuvia, exuviae al plurale, ovvero “spoglie”, a sua volta derivante dal verbo exuĕre, “spogliare”, e sta ad indicare lo strato superficiale del tegumento che alcuni animali – gli insetti ad esempio, come giustamente riportato dallo stesso Caparezza – perdono periodicamente sotto forma di membrana continua, detta “buccia” o, per l’appunto, “spoglia”.

Oltre agli insetti, è quanto accade anche a crostacei e rettili. Mentre, però, in quest’ultimi l’esuvia è costituita dallo strato corporeo dell’epidermide, nel caso degli artropodi (crostacei e insetti), invece, a costituirla è il cosiddetto esoscheletro chitinoso[1], la struttura scheletrica dei suddetti animali, situata all’esterno del loro corpo.

L’esoscheletro è rigido, proprio perché è composto da sostanze calcaree di natura organica come la chitina – da cui prende l’attributo nella sua denominazione – e altre sostanze proteiche. È rigido e non estendibile ed è questa la ragione per cui gli animali, crescendo di dimensioni, devono perderlo per mutarlo.

Exuvia: la muta

La muta – o ecdisi – è quel processo biologico che consente l’accrescimento corporeo e, in secondo luogo, l’epurazione dell’organismo, che si libera dei prodotti di scarto accumulatisi nel tegumento, termine con il quale si identifica, dunque, il suo intero rivestimento. Il tegumento ha sia una funzione di separazione e di protezione dall’ambiente esterno che di comunicazione tra il dentro e il fuori.

Come si svolge questo processo e quanto periodicamente viene persa l’esuvia? Per quel che riguarda gli artropodi, nello specifico,“[al] momento della muta l’organismo secerne un enzima che dissolve lo strato interno dell’esoscheletro e un nuovo scheletro non ancora indurito si forma al di sotto del vecchio. L’animale esce dal vecchio involucro e si ingrandisce rapidamente assorbendo acqua e aria, mentre il nuovo esoscheletro viene forzato a estendersi e poi si indurisce. […] Alcuni [animali] mutano per tutta la vita, anche se dopo il raggiungimento della maturità sessuale le mute vanno in genere rarefacendosi; altri smettono di mutare una volta raggiunta la maturità sessuale[2]. Così, infatti, mentre accade che gli insetti mutino soltanto durante gli stadi larvali, ai rettili succede di mutare una o più volte l’anno.

Exuvia_Esuvia insetto

Gli artropodi possono restare nascosti e poco attivi prima, durante e anche dopo la muta, aspettando di rafforzarsi. Per di più, sia gli insetti che i crostacei – ma è quanto fanno anche i rettili – sono soliti smettere di nutrirsi per il tempo necessario al compiersi del processo, per poi cibarsi del loro vecchio esoscheletro, recuperando energia.

Nel caso di Caparezza ci siamo espressi usando la parola “interessante”. A proposito del mondo animale, allora, potremmo ben dire “affascinante”, non trovate?

Caparezza: rinascere per crescere

La rinascita, dunque, è crescita, ma non solo sul piano fisico dell’artista, dell’uomo, anche su quello formale. Lo è sia a livello corporeo che intellettuale.

È anche recupero e/o revisione del rapporto tra Uomo e Natura?

Ce lo fa supporre, ad esempio, il quarto brano della tracklist di Exuvia, che, intitolato El Sendero, è cantato da Caparezza insieme alla messicana Mishel Domenssain, a detta del nostro artista stesso, una “cantautrice […] molto connessa con la madre terra”.

Anche Caparezza ha divorato la sua esuvia?

Basta con le supposizioni, è arrivato il momento di ascoltarlo.


[1] Cfr. “Esuvia”, Treccani. Consultabile al seguente indirizzo https://www.treccani.it/enciclopedia/esuvia.

[2] “Muta”, Sapere. Consultabile al seguente indirizzo https://www.sapere.it/enciclopedia/muta.html.

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Autore articolo

Federica Fiorletta - autore

Federica Fiorletta

Redattrice

Laureata in Lingue, Culture e Traduzione Letteraria. Anglista e francesista, balzo dai grandi classici ottocenteschi alle letterature ultracontemporanee. Il mio posto nel mondo è il mondo, viaggio – con il corpo e/o con la mente – e vivo per scrivere.

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