Questa notte, come da abitudine consolidata, siamo chiamati ad effettuare il passaggio dall’ora solare a quella legale. Le lancette verranno spostate in avanti di 60 minuti permettendoci di guadagnare un’ora di luce. L’interrogativo però è: sarà l’ultimo cambio?
Nel 2019 il Parlamento europeo con 410 voti a favore, 192 contrari e 51 astenuti[1], ha approvato una risoluzione[2] legislativa per abolire il passaggio dall’ora solare a quella legale, e viceversa, a partire proprio da quest’anno. La votazione è giunta dopo una forte spinta da parte dei cittadini europei, soprattutto dei Paesi del nord Europa, che negli anni hanno lanciato varie petizioni affinché si ponesse fine a questo sistema.
Orario solare o legale: una lunga storia di cambiamenti
Il dibattito su quale sia il migliore sistema di gestione dell’ora affonda le radici nel secolo scorso. I Paesi del vecchio continente, in un primo momento, avevano scelto su base individuale. Le prime vere disposizioni sull’uso dell’ora legale si sono avute negli anni ’70 per risparmiare energia principalmente come risposta alla crisi petrolifera[3].
L’Unione Europea, a partire dagli anni ’80, ha deciso di intervenire adottando una legislazione al fine di creare un sistema uniforme tra i vari stati membri. Dal 2001, le disposizioni sono disciplinate dalla direttiva 2000/84/CE che stabilisce l’obbligo per tutti di effettuare il passaggio all’ora legale l’ultima domenica di marzo e il ritorno a quella solare nell’ultima di ottobre.
I benefici presunti – economici, energetici e sociali – sono stati messi in dubbio da molti cittadini i quali hanno sottolineato il pericolo che questo cambio comporti per la salute.
Orario solare o legale? La consultazione europea voluta dalla Commissione europea
Su spinta popolare, la Commissione europea ha deciso nel 2018 di indire una consultazione pubblica sul tema “orario solare o legale”.
I partecipanti sono stati 4,6 milioni in tutta Europa, il 99% dei quali cittadini e lo 0,2% restante composto da parti interessate o imprese. Si tratta della consultazione della Commissione europea con la maggiore partecipazione finora. Il 70% degli intervistati erano tedeschi, l’8,6% francesi, 6% austriaci: altri Paesi con un numero di partecipanti superiore all’1% sono la Polonia, la Spagna, Belgio, la Repubblica Ceca, la Finlandia e la Svezia.
Il questionario includeva cinque domande chiuse in cui ai rispondenti veniva chiesto di indicare la propria opinione su:
- Esperienza complessiva con l’interruttore orario biennale
- Preferenza per il mantenimento o l’abolizione dell’interruttore orario
- Motivo della scelta preferita
- Importanza per la loro scelta da mantenere e attuare
- Preferenza in caso di abolizione: ora legale permanente o ora normale permanente.
L’opinione dei cittadini europei
La maggior parte dei partecipanti ha espresso una valutazione negativa del sistema applicato finora nei territori comunitari.
Tra tutte le risposte dei cittadini, 3 481 000 (76%) hanno affermato di avere un’esperienza molto negativa o negativa con il cambio orario, rispetto a 850 000 cittadini (19%) la cui esperienza è stata positiva o molto positiva. 224 000 (5%) non si sono espressi in merito a questa domanda. I cittadini finlandesi hanno avuto il maggior numero di risposte negative (93%), seguiti dai cittadini polacchi (91%) e lituani (89%)[4].
Solo i cittadini di Malta, Cipro e Grecia hanno espresso un’opinione non negativa. Guardando i risultati complessivi, la maggioranza di tutti gli intervistati (84%) si è detto favorevole all’abolizione del cambio orario semestrale.
Il motivo principale evidenziato da tutti gli intervistati favorevoli all’abolizione delle attuali disposizioni è la salute umana (43%), seguita dalla mancanza di risparmio energetico (20%), mentre per coloro che sono favorevoli al mantenimento dell’attuale regime il motivo principale evidenziato è attività ricreative serali (42%)[5].
Per quanto riguarda l’autovalutazione dell’importanza della propria scelta in una scala da 0 a 10, il risultato è 7 (media europea con poche differenze tra Paese e Paese).
Ora legale o solare: quale si preferirebbe? “Le risposte mostrano che l’opzione complessiva preferita è l’estate permanente rispetto all’ora invernale permanente. 2 529 000 di tutti gli intervistati (56%) preferirebbero l’ora legale permanente e 1 648 000 degli intervistati (36%) sarebbero favorevoli all’orario standard permanente (invernale), se il cambio orario semestrale fosse abolito. 377 000 intervistati (8%) non hanno opinioni in merito. La percentuale più alta di intervistati a favore dell'”ora estiva permanente” è in Portogallo (79%), Cipro (73%) e Polonia (72%). La percentuale più alta di intervistati a favore dell’orario invernale permanente” è in Finlandia (48%), Danimarca (46%) e Paesi Bassi (45%)”[6].
Motivazioni dell’abolizione
Come spesso avviene, le motivazioni dell’una e dell’altra parte si sono scontrate su un terreno comune ma è stato compito delle autorità europee decidere quali far prevalere: in primis la valutazione in termini di salute per i cittadini europei. Come si legge dalla relazione ufficiale:
La cronobiologia dimostra che il bioritmo del corpo umano è influenzato da qualsiasi cambiamento dell’ora […]. Recenti prove scientifiche suggeriscono chiaramente un legame tra cambiamenti orari e malattie cardiovascolari, malattie infiammatorie immunitarie o ipertensione, legate alle alterazioni del ciclo circadiano. Alcuni gruppi, come i bambini e gli anziani, sono particolarmente vulnerabili. Pertanto, per proteggere la salute pubblica, è opportuno porre fine al cambio stagionale dell’ora[7].
Non solo. Nel testo si legge anche che diversi studi dimostrano un legame anche con privazione del sonno, mancanza di concentrazione, maggiore rischio di incidenti, tassi di suicidio più elevati. Tuttavia c’è da considerare anche i benefici derivanti da un numero maggiore di ore di luce: più vita all’aperto dopo il lavoro e la scuola.
Alcuni asseriscono che anche gli animali negli allevamenti risentono del cambiamento, nella produzione del latte.
C’è poi la questione del risparmio del consumo energetico: sebbene il passaggio ora solare e legale porti alla riduzione del consumo energetico all’interno dell’Unione nel suo complesso, ciò non avviene in tutti gli Stati membri.
Entro il 31 dicembre 2025 la Commissione dovrebbe presentare al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione di valutazione in merito all’applicazione e all’attuazione della direttiva, allegando, nel caso ce ne fosse bisogno, una proposta legislativa di revisione basata su una valutazione d’impatto approfondita.
Cosa cambia a partire dal 2021?
Il caos regna. O almeno è questa la conclusione a cui siamo giunti documentandoci per questo articolo. Il Parlamento europeo ha affettivamente approvato il cambio ma la Commissione non ha fornito la valutazione attesa per il 2020. Il Coronavirus ha scombinato i piani e le priorità – giustamente – erano altre.
I Paesi europei, secondo le indicazioni, dovrebbero comunicare la propria scelta, se optare per l’orario solare o legale, entro il 1° aprile 2021. Alcuni Stati hanno le idee chiare: la Francia ha scelto il passaggio definitivo a quello legale; alcuni del nord Europa a quella solare.
E l’Italia? Secondo la società Trenta che gestisce la rete elettrica nazionale, i mesi in cui vige l’ora legale producono un risparmio al nostro Paese di 400 milioni di Kw/h di elettricità, pari al consumo annuo di 150 mila famiglie. Un risparmio che si traduce anche in 66 milioni di euro spesi in meno e maggiore sostenibilità grazie alle 250 mila tonnellate di CO2 immesse in meno nell’atmosfera.
In merito alle scelte politiche, poco si sa del nostro Paese e quel poco che sappiamo non è comprovato da atti ufficiali disponibili pubblicamente, per cui possiamo solo avanzare delle ipotesi. Dalle informazioni raccolte sembra che il Governo Conte abbia optato per mantenere lo status quo.
Il governo italiano, Conte bis, aveva infatti depositato a Bruxelles una richiesta formale per mantenere intatta la situazione attuale, senza variazioni[8].
Prendendo per buone queste affermazioni, dunque, per il nostro Paese non dovrebbe cambiare nulla, almeno fino a quando le istituzioni europee non decideranno che è ora di mettere il punto a questa vicenda.
Immagine di copertina: Foto di PIRO4D da Pixabay.
[1] Parlamento europeo, “Il Parlamento sostiene la fine del passaggio dall’ora solare a quella legale”, 2019. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20190321IPR32107/il-parlamento-sostiene-la-fine-del-passaggio-dall-ora-solare-a-quella-legale
[2] Parlamento europeo, “Risoluzione del Parlamento europeo dell’8 febbraio 2018 sulle disposizioni relative al cambiamento dell’ora (2017/2968(RSP)”, 2018. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-8-2018-0043_IT.html?redirect
[3] Commissione europea – Mobilità e trasporti, “Cambio dell’orologio stagionale nell’UE”. Consultabile al seguente indirizzo: https://ec.europa.eu/transport/themes/summertime_en#:~:text=Historical%20evolution&text=Since%202001%2C%20EU%20summertime%20arrangements,the%20last%20Sunday%20of%20October.
[4] Commissione Europea, “CONSULTAZIONE PUBBLICA SUI REGIMI ESTIVI UE. RELAZIONE DEI RISULTATI”, 2018. Consultabile al seguente indirizzo: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52018SC0406
[5] Ibidem.
[6] Ibidem.
[7] Parlamento Europeo, “Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla soppressione dei cambi stagionali dell’ora e che abroga la direttiva 2000/84/CE”, 2019. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/A-8-2019-0169_IT.html
[8] Qui Como, “Ora legale 2021, la zona rossa e il coprifuoco spengono quell’ora di luce in più”, 2021. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.quicomo.it/social/ora-legale-2021.html
Autore articolo
Martina Shalipour Jafari
Redattrice
Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
Instancabile lettrice e appassionata di cinema.
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