Secondo Simon May, professore di Filosofia al King’s College di Londra e autore di “Carino! Il potere inquietante delle cose adorabili”, nel presente in cui viviamo la “forza” di sostenere la bellezza pura è ridotta all’osso e si preferisce il “tepore subdolo della carineria”[1]. La carineria è spesso associata a qualcosa di dolce, innocuo e affascinante, ma alcune persone ritengono che abbia una sua “forza inquietante”.
Analizzando il pensiero di Simon May, si comprende come esplori la società contemporanea che tende a preferire la carineria, più accessibile o rassicurante, rispetto a concetti più astratti di bellezza. Essa, infatti, fornirebbe un conforto più immediato, ma a discapito della profondità o della complessità che potrebbe derivare dall’apprezzamento della bellezza in sé. Insomma, in poche parole: Simon May vede nel carino il timbro della realtà.
Ma, partendo da Simon May, sono molti gli studiosi, i pensatori e i critici culturali che hanno studiato il concetto del “cute”, dandogli una valenza sinistra o inquietante.
Alle volte, il “carino” può essere visto come una forma di seduzione, un’apparenza esteriore che nasconde potenzialmente qualcosa di più “oscuro” o manipolativo[2]. Questo concetto è spesso associato alla parola giapponese “kawaii”[3], che indica un’estetica di adorabilità e carineria molto popolare nella cultura giapponese, ma che può anche essere interpretata come una forma di simulazione o manipolazione.
In un contesto più ampio, il “carino” può essere considerato come un modo per ammorbidire o nascondere la durezza della realtà. Si tratta di un meccanismo di difesa per affrontare situazioni difficili o per ottenere approvazione sociale.
Quindi, quando si parla di una “valenza sinistra” del carino, potremmo riferirci a questa capacità del “cute” di nascondere o manipolare, spesso attingendo a una sorta di inganno innocente.
E il Natale?
Questo tema può essere esplorato in vari contesti, inclusi aspetti della cultura pop, marketing, politica e relazioni interpersonali. Proprio per questo, dato il periodo, potremmo fare una menzione speciale alla “cuteness natalizia” che tanto ci ammalia, ci affascina e alle volte ci, “inganna”. L’associazione tra carineria e periodo natalizio è comune, e talvolta può creare un’immagine idilliaca che può essere fuorviante o che può nascondere sfumature più complesse della realtà.
Durante il periodo natalizio, spesso si promuove un’atmosfera di calore, gioia e festività attraverso immagini di bambini felici, paesaggi innevati, decorazioni scintillanti e personaggi carini come Babbo Natale o elfi. Tuttavia, dietro questa apparente dolcezza natalizia, possono esserci aspetti meno romantici o idealizzati. Ad esempio, la pressione per conformarsi a ideali di regali perfetti, cene impeccabili e atmosfere gioiose può portare a stress e ansia.
Inoltre, il consumismo spesso associato al periodo natalizio può far perdere di vista il vero significato della festa. Quindi, la carineria natalizia potrebbe essere vista come una sorta di “inganno” che maschera le complessità e le sfide che molte persone possono sperimentare durante questa stagione. L’aspetto commerciale del Natale, inoltre, con le sue pubblicità accattivanti e le vetrine luminose, può contribuire a creare un’immagine idealizzata, lontana dalla realtà di molte persone.
Dunque, se vi interessa esplorare il significato “sinistro” e inquietante del “carino”, vi consigliamo di leggere il libro di Simon May: “Carino! Il potere inquietante delle cose adorabili”; mentre, per quanto riguarda il periodo natalizio, siamo tutti coscienti che, in realtà, ciò che vediamo è frutto di una società volta al consumismo e al guadagno? Beh sì, però nella maggior parte dei casi, quell’inganno innocente ci piace! Quindi via libera per le festività, l’importante è esserne consapOMG QUELL’ORSETTO TROPPO KAWAIIIIIIIIII >_<
Tanti auguri!
[1] “Il Foglio, “La dittatura del carino è il segno della nostra crisi”, articolo consultabile al seguente link: https://www.ilfoglio.it/cultura/2022/02/01/news/la-dittatura-del-carino-e-il-segno-della-nostra-crisi-dice-il-filosofo-simon-may-3627425/
[2] Ibidem.
[3] Significato della parola giapponese ‘kawaii’: https://en.wikipedia.org/wiki/Kawaii
Autore articolo
Giada Giovannoni
Redattrice
Laureanda in Media, comunicazione digitale e giornalismo, amo il cinema
e il Natale (naturalmente).