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Elemental: tra poesia e banalità

La Pixar schiava della quantità a scapito della qualità?

elemental

Una domanda apre questa recensione del nuovo film Pixar, Elemental, che ha fatto il suo debutto sulla piattaforma Disney+ nelle scorse settimane. Un tempo, l’uscita di un nuovo film della Pixar era un evento, tutti non vedevamo l’ora di andare al cinema. Oggi il cinema è diventato secondario, visto che le novità vengono lanciate sulle piattaforme streaming; inoltre, le tempistiche di uscita tra un film e l’altro si sono notevolmente accorciate e, questo forse, ha contribuito a lacerarne la qualità. Elemental è l’ennesima vittima di questo “nuovo” sistema, basato sulla quantità di contenuti da dare in pasto alla massa. Ma con quale risultato?

Elemental: tra banalità e poesia

Elemental è l’ultimo lungometraggio della Pixar diretto da Peter Sohn ed è anche quello che ha avuto il peggior debutto nella storia, arrivando a incassare solo 28 milioni durante il weekend di esordio negli USA. Questa incertezza si percepisce anche e, soprattutto, nella storia, che risuona da un lato come una poesia incantevole, ma dall’altro, come una scorciatoia che rende il messaggio del film piatto e poco emozionante.

La poesia è evidente nel solito tocco Pixar, che traspare nelle animazioni, nella fisica dei personaggi e dei mondi immaginari che vengono creati. Questo in particolare, è un mondo in cui convivono i diversi elementi: fuoco, terra, aria e acqua. Ember è una “fuochese” che lavora al negozio di famiglia e, nel corso della storia, si innamora di Wade, un “acquatico” dei quartieri alti. La banalità arriva nel momento in cui lo sviluppo della trama diventa prevedibile, con un finale quasi troncato, che non lascia spazio alle emozioni, ma solo a una domanda (l’ennesima): tutto qui?

Elemental: c’è una crisi in corso?

La sensazione che si ha guardando Elemental è quella di rivivere altri film Pixar, con qualche variazione. Element City ricorda Zootropolis (film dei Walt Disney Animation Studios), come anche la storia d’amore impossibile tra Ember e Wade rimanda a quella “innaturale” della coniglietta Judy con la volpe Nick. Ma non solo. Il rapporto che Ember ha con la sua famiglia ricorda molto quello tra Mailin Lin e sua madre nel film d’animazione Red.
Insomma, bellissimo a vedersi ma…non ci sono più i film Pixar di una volta? La risposta è nì.

Non si tratta di una vera e propria deriva, perché parliamoci chiaro, Inside Out, Soul e lo stesso Red, sono tutti film in cui l’originalità e quella potenza emotiva tipica della Pixar non vengono affatto a mancare, anzi. Forse il problema sorge quando la sete di novità prevale sulla vena di creatività, pressata per tirare fuori idee nuove in breve tempo reclamate dalla logica delle piattaforme on-deman.

Di fatto, possiamo dire che sta avvenendo un cambiamento nella famiglia Pixar e, come per ogni periodo di transizione, occorre del tempo prima che si torni a un equilibrio. E, speriamo, anche al successo di una volta.


Autore articolo

Sara Giovannoni

Sara Giovannoni

Redattrice

Copywriter pubblicitario, cinefila, nerd.
 Cerco di vivere la vita sempre con la curiosità e lo stupore di un bambino.
Amo scrivere delle cose che mi appassionano,
ecco perché spero di pubblicare, prima o poi, il mio libro sul Giappone.
 
Intanto keizoku wa chikara nari. 
Se volete, andate a cercare il significato!

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