Tempo fa, sfogliando un catalogo di libri, mi sono imbattuta per caso in questo volume dal titolo lungo ma accattivante: ‘L’intelligenza dinamica. L’evoluzione continua dei circuiti del nostro cervello’. Non so se siete amanti di testi scientifici ma, se siete finiti sul nostro sito internet, mi viene da pensare che un po’ appassionati di scienza lo siate! Beh, come dicevo, ero intenta a sfogliare svogliatamente un catalogo alla ricerca di qualcosa di interessante da acquistare e sono stata catturata dal questo volume di David Eagleman.
Per chi non lo conoscesse, Eagleman è un neuroscienziato, divulgatore e ricercatore scientifico, forse una delle menti più brillanti della contemporaneità nel suo settore di indagine. I suoi studi, pubblicati sulle più importanti e autorevoli riviste scientifiche mondiali, indagano il funzionamento della mente in maniera assolutamente innovativa. Alcuni tra questi sono contenuti all’interno de ‘L’intelligenza dinamica’, insieme ad una raccolta di ricerche condotte da altri scienziati. Il minimo comun denominatore è la grande plasticità del nostro cervello. Ma vediamo un po’ più nel dettaglio di cosa parla questo libro.
L’intelligenza dinamica: un gettone evoluzionistico ben speso
Per quale motivo l’essere umano è una delle specie più intelligenti del pianeta? Cosa lo rende una macchina pressoché perfetta? Il segreto, dice David Eagleman, sta tutto nel nostro cervello. Come spiega in apertura del suo volume, i cuccioli di uomo, al momento della nascita sono paragonabili ad una lavagna vuota, con comandi di base, ma con una lunga serie di competenze tutte da sviluppare. Vi chiederete, dove sta la novità? L’elemento interessante sta nel fatto che questa caratteristica in natura non è affatto scontata. Molti animali, quando nascono, sono già in possesso di tutti gli strumenti che gli saranno utili nella propria esistenza, incluse le capacità cognitive.
L’uomo, invece, queste competenze le apprende un po’ alla volta, nei primi anni di vita. Muoversi spazialmente, afferrare oggetti, articolare vocalizzi e poi parole, riconoscere gli input visivi, sono tutte competenze che apprendiamo col tempo. Ma cosa succede se queste competenze vengono perse a causa di un trauma? Eagleman in questo libro, attraverso esempi di reali casi studi, spiega in che modo il cervello umano è in grado di modificare le proprie connessioni, colmando i gap dovuti ai traumi.
Il modello dell’homunculus
Nel 1951, il neurochirurgo Wilder Penfield, durante un esperimento su un paziente, si rese conto che ogni punto del suo corpo era rappresentato nel cervello e che parti contigue del corpo erano rappresentate da parti contigue nel cervello. Il dottore chiamò questa mappa homunculus, cioè piccolo uomo. Questo è forse uno dei punti cardine del libro, attorno al quale ruotano tutte le argomentazioni contenute ne ‘L’intelligenza dinamica’. Grazie ad alcuni esperimenti, infatti, i ricercatori hanno scoperto che a seguito di un trauma come può esserlo la perdita dell’uso di una mano, la parte attigua del cervello che codifica per la mobilità del braccio, ad esempio, assorbe la parte del cervello ormai rimasta libera.
Ma quanto siamo bravi ad adattarci a questi cambiamenti? Gli scienziati hanno portato avanti molti esperimenti per cercare di capirlo e si è visto che la dinamicità del nostro cervello è sorprendente. Bastano poche ore perché le connessioni si modifichino, diminuendo/ampliando le nostre funzionalità. È sulla base di questa nuova consapevolezza che i neuroscienziati hanno valutato sotto una nuova lente l’utilità dei sogni. Senza nulla togliere all’interpretazione data da Freud, ma secondo gli esperti i sogni servirebbero a tenere attiva la parte del cervello che codifica per la vista, che nel corso delle lunghe ore di sonno ‘riposa’. Se non sognassimo, quindi se non vedessimo le immagini nella nostra mente, probabilmente le aree limitrofe prenderebbero il sopravvento e, giorno dopo giorno, la nostra vista diminuirebbe.
L’intelligenza dinamica: in viaggio verso il futuro
Abbiamo parlato molto della plasticità del nostro cervello ma davvero pensiamo di averlo esplorato al massimo delle sue potenzialità? La neuroscienza sta lavorando per comprendere i confini di questa dinamicità e capire come quest’ultima può esserci di aiuto. Un cieco può tornare a vedere? Un paraplegico può tornare a camminare? Queste e tante altre domande sono racchiuse nel volume ‘L’intelligenza dinamica’; un libro che racconta come siamo fatti, con esempi di esperimenti reali, ma con un linguaggio semplice e comprensibile. Consigliatissimo per chiunque voglia saperne di più di questa splendida scatola magica che è la nostra mente.
Autore articolo
Martina Shalipour Jafari
Redattrice
Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
Instancabile lettrice e appassionata di cinema.
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