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Produrre più riso si può: la scoperta arriva dalla Cina

Un team di ricerca è riuscita a migliorarne la resa grazie ad alcune modificazioni genetiche

riso

Alimento più consumato al mondo, il riso è molto apprezzato per le proprietà nutritive e la digeribilità. È il continente asiatico a produrne il quantitativo maggiore, India, Cina, Bangladesh e Tailandia in primis. Anche nel consumo.

Eppure il crescere delle conseguenze della crisi climatica ne sta mettendo in pericolo la produzione, nonostante il costante aumento della domanda globale. “Nel 2020, il commercio mondiale è aumentato del 2,8% a 45,4 milioni di tonnellate da 44,2 milioni di tonnellate nel 2019”[1]. In Italia, quest’anno la produzione di riso è crollata del 30% proprio a causa dei cambiamenti climatici. A dirlo è una analisi della Coldiretti sui 217mila ettari di campi coltivati a riso nel nostro Paese[2]. La scienza come sta affrontando questo problema? Scopriamolo insieme.

Foto di Thanh Nguyễn da Pexels.

Riso bioingegnerizzato: cosa è stato scoperto

La resa di un prodotto agricolo, soprattutto del riso, è molto complessa perché frutto di una complessa serie di fattori genetici. Per anni i ricercatori hanno analizzato il genoma di diverse piante, alla ricerca della combinazione vincente che ne permettesse l’aumento della produzione. Un gruppo di ricerca guidato dal fisiologo delle colture Wenbin Zhou dell’Accademia cinese delle scienze agrarie (CAAS)[3] forse è riuscito nell’impresa.

In uno studio pubblicato[4] sulla rivista Science sono stati riportati i risultati strabilianti di esperimenti compiuti sulle piante di riso. Grazie alla manipolazione del gene OsDREB1C si è riusciti ad aumentare la produzione di riso del 40%. Un dato mai osservato prima d’ora.

“Il team ha trovato 13 geni che si attivavano quando le piante di riso venivano coltivate in un terreno povero di azoto; cinque hanno portato a un aumento di quattro volte o maggiore nell’assorbimento di azoto. Hanno inserito una copia extra di uno dei geni, noto come OsDREB1C, in una varietà di riso chiamata Nipponbare utilizzata per la ricerca. […] Gli esperimenti in serra di Shaobo Wei e Xia Li del CAAS hanno mostrato che le piante senza il gene crescevano meno bene delle piante di controllo, mentre quelle con copie extra di OsDREB1C crescevano più velocemente come piantine e avevano radici più lunghe”[5].

Riso bioingegnerizzato: fattori in gioco

Tra i fattori analizzati – e ricombinati – alla ricerca della formula genetica giusta, ci sono l’assorbimento dei nutrienti dal suolo, l’impostazione del ritmo della fotosintesi e la direzione delle risorse dalle foglie ai semi.

Grazie a queste copie aggiuntive di OsDREB1C, le piante erano in grado di assorbire azoto extra, spostandolo verso i propri germogli, ed avevano una capacità aumentata per la fotosintesi, grazie ad una percentuale superiore di cloroplasti e dell’enzima RuBisCO, responsabile proprio della fotosintesi. Dopo tre anni di esperimento, questo riso ha dato raccolti nettamente superiori a quelli non modificati, in tre siti cinesi differenti con clima temperato e tropicale.

Foto di Polina Tankilevitch da Pexels.

Tuttavia ci sono differenze, anche molto profonde, tra tipologie differenti di riso. Il Nipponbare modificato, utilizzato per la ricerca, è riuscito a fiorire anche 19 giorni prima, mentre quella coltivata più comunemente è riuscita a fiorire con soli 2 giorni di anticipo.

Si tratta di un caso isolato o comune a altre piante?

Visti gli ampi benefici dimostrati da questo esperimento, i ricercatori hanno cercato di capire se questi risultati fossero replicabili anche per altre colture. Dalle prime osservazioni sembra che il grano e altre erbe, ma anche piante a foglia larga, condividano le caratteristiche evidenziate dal riso e che, quindi, provando a replicare lo stesso esperimento, si potrebbero ottenere risultati simili. Un aspetto che conferma come si tratti di una caratteristica comune a tutto il regno vegetale.

Ma come potrebbe essere accolto dai mercati e dai consumatori questo tipo di prodotto? Non trattandosi di coltura transgenica, cioè che prevede l’inserimento per mezzo di tecniche di biologia molecolare, di geni provenienti da un altro organismo di specie diversa, o eterologo, in alcuni Paesi potrebbe essere accettato.

Inoltre, un maggiore assorbimento dei livelli di azoto da parte delle colture, equivale a un minore inquinamento dei corsi d’acqua e dei laghi a causa dei fertilizzanti. Insomma, le premesse ci sono tutte per affrontare con successo le future sfide del settore primario.


[1] Risoitaliano.eu, “Nel mondo si consuma e si produce più riso”, 2021. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.risoitaliano.eu/nel-mondo-si-consuma-e-si-produce-piu-riso/

[2] Valeria Iorio, “Quest’anno la produzione di riso calerà del 30%”, Agi, 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.agi.it/cronaca/news/2022-09-17/crollo-produzione-riso-italia-18109352/

[3] Erik Stokstad, “Supercharged biotech rice yields 40% more grain”, Science, 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.science.org/content/article/supercharged-biotech-rice-yields-40-more-grain?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=0daa05b731-briefing-dy-20220725&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-0daa05b731-46136706

[4] Steven Kelly, “The quest for more food”, Vol.377 n.6604, 2022. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.science.org/doi/10.1126/science.add3882

[5] Erik Stokstad, op. cit.

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