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Assistenza sanitaria: curare il cuore dell’Amazzonia

Le comunità che vivono nel bacino del fiume Xingu sono senza assistenza sanitaria a rischio e pericolo della sopravvivenza della stessa foresta amazzonica

Assistenza sanitaria

Nel cuore della foresta amazzonica brasiliana si trova la Riserva Estrattiva del fiume Iriri, un affluente del fiume Xingu. Si tratta di un’area della foresta pluviale di proprietà pubblica, posta sotto tutela federale, all’interno della quale convivono popolazioni anche molto diverse tra loro per cultura. Tutte, però, si autosostengono tramite la pesca, la caccia, la raccolta di piante selvatiche e alcune piccole coltivazioni.

Alle comunità che vivono in piccoli villaggi in prossimità dell’Iriri si aggiungono anche quelle dello Xingu, in tutto una trentina. I due fiumi circoscrivono, infatti, la cosiddetta “Terra do Meio” (in italiano “terra di mezzo”), una stazione ecologica nello stato di Pará. Tutte le comunità si autosostengono e sostengono l’ambiente circostante, promuovendone lo sviluppo sostenibile e, soprattutto, la salvaguardia.

Tuttavia, per la maggior parte di queste popolazioni che vivono isolate è molto difficile accedere all’assistenza sanitaria e questa difficoltà mette in pericolo non soltanto le persone, ma anche la stessa foresta pluviale. Dovendosi allontanare per cercare soccorso, i membri di queste comunità, infatti, lasciano le loro terre in balia dell’illegalità. Illegalità a cui anche loro, alle volte, si vedono costretti a ricorrere per potersi permettere di raggiungere i lontani centri di assistenza medica.

Ma i riflettori del mondo accademico-scientifico stanno puntando anche su questi piccoli villaggi nel cuore pulsante della foresta amazzonica… Il reportage di Sofia Moutinho è stato pubblicato su Nature Medicine lo scorso 11 febbraio.

Assistenza sanitaria: un migliore accesso per una maggiore sicurezza territoriale

Recentemente, la dottoressa e ricercatrice presso la Federal University of Pará Medical School, Erika Pellegrino, ha guidato una “spedizione vaccinale” anti-Coronavirus nella Terra do Meio. Hanno fatto parte del suo team altri ricercatori da altre università locali, infermieri dalle città e medici da alcune ONG statunitensi. Il gruppo ha trascorso circa un mese a bordo di due piccole imbarcazioni cariche di vari rifornimenti medici, non solo vaccini, facendo tappa in ogni villaggio per meglio approvvigionarlo.

La stessa Pellegrino è inoltre alla guida di un progetto di ricerca il cui scopo è quello di approfondire l’indagine sulla correlazione tra un più facilitato accesso all’assistenza sanitaria e una maggiore garanzia di sicurezza territoriale.

Prima di partire in missione, nello scorso mese di marzo, la dottoressa è riuscita a stabilire una comunicazione radioamatoriale con le varie comunità locali e a condurre un’indagine statistica preliminare coinvolgendo oltre 200 partecipanti. Interrogati su cosa rappresentasse la principale sfida del vivere all’interno della foresta pluviale, i partecipanti allo studio hanno risposto all’unanimità evidenziando due particolari criticità: le difficoltà nell’accedere e, dunque, nel ricevere assistenza sanitaria e il pericolo più o meno costante di invasione territoriale.

Assistenza sanitaria

Assistenza sanitaria: un diritto universale e gratuito (?)

La stazione ecologica della Terra do Meio è composta da un mosaico di aree naturali protette grande quanto tutta l’Islanda. Vi abitano all’incirca 5000 indigeni e altri popoli culturalmente diversificati tra loro. La Terra do Meio è casa per i discendenti di alcuni schiavi africani scappati dalle piantagioni durante il XVII secolo o per quelli dei migranti brasiliani nord-orientali spostatisi in Amazzonia a metà del XIX secolo per dedicarsi alla raccolta del lattice. Oggi, invece, l’attività che garantisce a quest’ultimi sussistenza consiste nella raccolta della cosiddetta “noce del Brasile”. Si tratta di un lavoro che costa molto tempo e fatica, poiché bisogna addentrarsi nella giungla amazzonica più profonda.

Sebbene l’assistenza sanitaria sia prevista gratuitamente per tutti secondo Costituzione, tuttavia il viaggio e la permanenza nelle città dove è possibile ricevere cure mediche finiscono per essere piuttosto dispendiosi. I vari villaggi sono infatti sprovvisti di medici e ci sono solamente 5 infermieri sparsi all’interno dell’intero territorio della zona di conservazione. L’ospedale più vicino si trova presso la città di Altamira, distante 270 km in auto dalla città di Maribel e più di 1200 km in barca fino al più lontano villaggio nel bacino del fiume Xingu.

Durante la stagione secca, poi, i fiumi diventano ancora più difficili da navigare. Possono volerci anche fino a 5 giorni in motoscafo e 9 ore di auto, su una strada in condizioni non ottimali, per arrivare in ospedale. Ma nella foresta pluviale succede spesso, ad esempio, che le persone vengano morse da scorpioni e serpenti. Bisogna poter prestare soccorso immediatamente.

Assistenza sanitaria: l’ombra lunga dell’illegalità

Come emerso dal sondaggio realizzato da Erika Pellegrino, le comunità della Terra do Meio sembrerebbero comunque consapevoli dei propri punti deboli, ma anche di quelli forti, tanto è vero che sono in grado di avanzare delle richieste ben precise. Chiedono aiuti per il carburante delle imbarcazioni, fondi a sostegno della costruzione di piste di decollo e atterraggio e del noleggio di aerei per uso d’emergenza. Aiuti che permetterebbero di scongiurare il ripetersi di situazioni come quella testimoniata da un contadino, il cui racconto ha rivelato come, in cambio di un trasporto via aerea, molti si siano ritrovati a dover lavorare gratuitamente per anni per ripagare un tale favore. Concesso loro da chi? Da un agricoltore responsabile della deforestazione indiscriminata di 1,3 milioni di ettari di foresta amazzonica. L’equivalente delle dimensioni della città di Puerto Rico.

Assistenza sanitaria

Come detto sopra, ciascuna comunità dovrebbe assolvere all’impegno di combattere le azioni illegali di accaparratori di terre, allevatori, taglialegna illegali e cercatori d’oro, e così proteggere le bellezze naturali e le funzionalità del territorio in cui vivono. Ma chi garantisce loro la stessa protezione che si impegnano ad offrire? L’illegalità si fa strada laddove a regnare sovrana è la povertà. Non le ci vuole molto per sostituirsi al potere. Durante la pandemia, che ha ulteriormente infiacchito il controllo esercitato dal governo brasiliano, convogliando tutte le sue attenzioni altrove, il 72% dell’attività estrattiva illegale è stata condotta proprio all’interno di aree naturali protette.

Non dimentichiamoci, dunque, del ruolo fondamentale svolto dalla foresta amazzonica, la foresta pluviale tropicale più grande del mondo: la regolazione climatica di tutto il nostro pianeta. Mettere a rischio quella dei suoi abitanti significa pertanto sottovalutare la nostra stessa salute, passando per quella dell’ambiente. Garantire una migliore educazione e un maggiore accesso all’assistenza sanitaria per tutti i popoli comunitari della Terra do Meio è una necessità e un favore che in fin dei conti faremmo anche a noi stessi. Invece stiamo lasciando quelle persone sole, le stiamo lasciando morire lentamente, mentre loro si sforzano di preservare quella foresta che produce ossigeno anche per tutti gli altri nel mondo.

Autore articolo

Federica Fiorletta

Federica Fiorletta

Redattrice

Laureata in Lingue, Culture e Traduzione Letteraria. Anglista e francesista, balzo dai grandi classici ottocenteschi alle letterature ultracontemporanee. Il mio posto nel mondo è il mondo, viaggio – con il corpo e/o con la mente – e vivo per scrivere.

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