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Elefanti senza zanne per sottrarsi al mercato nero dell’avorio

Gli animali si evolvono per salvarsi dalla caccia, ma la genetica protegge solo gli esemplari femmina

Elefanti senza zanne

Il Mozambico è un’area di caccia intensiva – sia di selezione che (soprattutto!) di frode – agli elefanti, i quali, infatti, vengono predati per l’avorio delle loro zanne. Un commercio illegale, quello dell’avorio, che dagli ultimi anni ‘70 ai primi anni ‘90 è servito nientemeno che al finanziamento di una guerra civile, con gravissime conseguenze, ovviamente, per questa specie animale.

Soltanto nel breve arco di un ventennio, infatti, la popolazione degli elefanti mozambicani nel parco nazionale di Gorongosa è stata notevolmente ridotta (propriamente sterminata), riducendosi di oltre il 90%, passando da più di 2500 esemplari a circa 200. Questi i numeri registrati agli inizi del 2000.

Ma spetta davvero all’uomo l’ultima parola?

Elefanti vs. bracconieri

In Mozambico gli elefanti hanno risposto all’uomo evolvendosi. Si è notato, infatti, un aumento nel numero degli esemplari nati senza zanne, rigorosamente femmine.

Prima della guerra, la percentuale di elefantesse nate per natura senza zanne si attestava intorno al 18,5%.  A seguito del conflitto, protrattosi per un arco di tempo in cui ne sono nate altre 91, questa percentuale è aumentata al 33%.

Un’evoluzione, questa, che è il risultato della pressione esercitata sugli animali da un bracconaggio estremo, come confermato anche dal modello matematico del biologo evoluzionista dell’Università di Princeton, Shane Campbell-Staton.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science in data 21 ottobre 2021.

Elefanti senza zanne

Non una prima volta

Si tratta di un fatto sensazionale, ma non unico al mondo.

Nel caso delle cosiddette pecore delle Montagne Rocciose (Ovis canadensis), ad esempio, a seguito di un’altrettanto estrema caccia al trofeo, sempre nell’arco di un ventennio, si è osservata una riduzione nella taglia delle corna di questa specie animale pari al 20% circa. Allo stesso modo, a causa di una pesca sempre più intensiva, si sono ridotte anche le dimensioni di alcune specie di pesci.

Quante altre modificazioni dovremmo così indurre negli esseri viventi che ci circondano? Se è vero che è difficile capire se su questo tipo di evoluzione animale sia più influente l’attività di caccia praticata dall’uomo o se lo siano i fattori ambientali (come i cambiamenti climatici), lo zampino dell’uomo, però, c’è, sempre e comunque. Quella umana è innegabilmente la forza che domina l’intero pianeta, determinandone l’evoluzione.

Un’evoluzione tutta al femminile

A nascere senza zanne, però, sono solo ed esclusivamente le elefantesse. Questo tratto molto particolare sarebbe dunque causato da una mutazione dominante sul cromosoma X, trasmessa ereditariamente, che si rivela essere fatale per gli esemplari maschi.

I ricercatori hanno candidato due geni come papabili responsabili della suddetta mutazione: il gene AMELX e il gene MEP1a. Quest’ultimi, infatti, per quanto riguarda l’uomo, sono coinvolti nella crescita dei denti incisivi, ovvero gli equivalenti umani delle zanne animali[1].

Elefanti senza zanne

Quale prezzo per salvare la propria vita?

Gli elefanti mozambicani, quindi, si sono autosalvaguardati dall’estinzione, ma la loro trasformazione potrebbe scatenare una serie di reazioni a catena, non per forza positive.

Così, ad esempio, analizzando le feci delle femmine senza zanne, i ricercatori hanno scoperto una differenza nella dieta di questi animali rispetto agli altri esemplari della stessa specie. Questa differenza potrebbe implicare cambiamenti anche nei paesaggi che fanno da habitat a questi animali. Bisogna infatti considerare che gli elefanti sono una specie-pilastro della savana africana. Quanto al pericolo di estinzione, ecco che in realtà, trattandosi di una mutazione genetica che se trasmessa alla prole maschile si rivela fatale per quest’ultima, la popolazione di elefanti mozambicani rischia comunque di non riprendersi molto facilmente, sebbene ormai la caccia non sia più praticata all’interno del parco.


[1] Nicola Jones, “Ivory hunting drives evolution of tuskless elephants”, Nature, 21 ottobre 2021. Disponibile al seguente indirizzo https://www.nature.com/articles/d41586-021-02867-y?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=a9bf871905-briefing-dy-20211022&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-a9bf871905-46136706#ref-CR1.

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Autore articolo

Federica Fiorletta

Federica Fiorletta

Redattrice

Laureata in Lingue, Culture e Traduzione Letteraria. Anglista e francesista, balzo dai grandi classici ottocenteschi alle letterature ultracontemporanee. Il mio posto nel mondo è il mondo, viaggio – con il corpo e/o con la mente – e vivo per scrivere.

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