Ci sono date che rappresentano uno spartiacque nella storia umana. Chi non sa cosa significhino il 12 ottobre 1492 o il 14 luglio 1789 o ancora il 7 novembre 1917? Lo stesso vale per l’11 settembre 2001[1], una data che nessuno di coloro che l’hanno vissuto ha potuto dimenticare, imprimendo per sempre nella propria mente dove fosse e cosa stesse facendo in quel preciso istante.
L’11 settembre 2001 19 affiliati di Al Qaeda, organizzazione terroristica islamica, hanno portato al termine 4 attacchi suicidi nell’arco della stessa mattinata verso obiettivi statunitensi:
- Due velivoli si sono abbattuti sul World Trade Center, le celebri Torri Gemelle di New York, a 18 minuti l’uno dall’altro;
- Un aereo è caduto sul Pentagono, il quartier generale della Difesa USA;
- Un quarto aeromobile è precipitato in un campo a Shanksville, in Pennsylvania ma non si è mai saputo quale fosse il vero obiettivo dei dirottatori.
In tutto, quel giorno, si sono contati circa 3.000 morti ma ben più nutrito è stato il carico di vite che questo episodio ha provocato nei 20 anni successivi. In tutto si stima che il conflitto afghano abbia portato ad una spesa di 2.261 miliardi di dollari e 172.403 morti tra militari e civili.
11 settembre 2001: la sfida del Medio Oriente
L’ordine era arrivato dalle montagne dell’Afghanistan, a circa 12mila km di distanza dalla costa orientale americana. Lo sceicco saudita Osama Bin Laden, finanziatore e fondatore di Al Qaeda, aveva deciso di presentare il conto agli States a seguito del loro appoggio verso Israele e del loro coinvolgimento nella Guerra del Golfo, oltre alla loro insistente presenza in Medio Oriente. Ma chi era questo Bin Laden?
17imo figlio su 52 di Mohammed Bin Laden, immigrato yemenita e imprenditore trasferitosi in Arabia Saudita, ricevette una istruzione elevata (anche in Occidente). Sin da giovane mostrò grande interesse nei confronti dell’Islam radicale. Con l’invasione sovietica dell’Afghanistan, nel 1979, il suo interesse divenne una vera e propria militanza attiva, raccogliendo fondi necessari a reclutare e addestrare estremisti.
Al Qaeda (la base) nacque poco più tardi, nel 1988, e da allora si sono moltiplicati gli attentati ad obiettivi americani ed occidentali in generale. Dopo l’11 settembre Osama Bin Laden è diventato il ricercato numero uno al mondo. Ci sono voluti 10 anni per stanarlo dal suo nascondiglio ma alla fine l’obiettivo è stato agganciato.
11 settembre 2001: ha inizio la “war on terror”
Alle 19:00 dell’11 settembre l’allora Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, tenne una conferenza stampa dallo studio ovale della Casa Bianca in cui annunciava il lancio dell’operazione Enduring Freedom (OEF). L’obiettivo dichiarato era quello di spazzare via Al Qaeda, intercettare e distruggere ogni possibile accesso alle armi di distruzioni di massa.
Un mese più tardi iniziava ufficialmente il conflitto in Afghanistan. Nel novembre dello stesso anno gli USA creavano il Patriot Act, il dipartimento per la sicurezza interna, per prevenire gli attacchi terroristici, innalzare la sicurezza alle frontiere, ecc. Una mossa che porterà ad altre conseguenze gravi dal punto di vista diplomatico anche con gli alleati: vi dicono niente i nomi Edward Snowden e Julian Assange?
Secondo gli esperti, per gli uomini di Bush l’11 settembre ha rappresentato una grande occasione per gli Usa e per il Presidente stesso che su questo ha costruito entrambi i suoi mandati. L’opportunità era quella di diffondere un modello economico e politico prima che la già scricchiolante supremazia statunitense esaurisse la propria forza propulsiva[2]. A ciò andava ad unirsi la perdita di senso critico da parte della stampa. La ricetta per la disfatta perfetta era pronta.
Le bugie sull’Iraq
Le motivazioni per cui gli Stati Uniti hanno deciso di attaccare l’Afghanistan sono chiare ma perché c’è stato un intervento anche nell’Iraq di Saddam Hussein? A ridosso degli attacchi dell’11 settembre per mesi la stampa ha pubblicato articoli e immagini sulla presenza di armi chimiche e di distruzione di massa sul suolo iracheno[3]. Ma chi aveva fornito queste immagini e le informazioni necessarie a costruire il dossier sull’Iraq?
Tutto è riconducibile a due uomini. Era stato James Clapper, allora a capo della National Geospatial Intelligence Agency, a fornire le immagini incriminanti. Ma sullo scacchiere c’era anche Ahmad Chalabi, uomo di Saddam e che è diventato l’uomo degli americani nel dopo-Saddam (quest’ultimo giustiziato tramite impiccagione il 30 dicembre 2006). I precedenti erano importanti: da 12 anni gli Scud usati nella guerra contro l’Iran erano sottoposti a sanzione (eppure in quel caso nessuno aveva mosso un dito). Quando il nemico ha assunto le sembianze del Paese a stelle e strisce la musica è cambiata. Eppure queste armi non sono state mai trovate.
Tutta la strategia degli USA in Iraq si basava su falsi rapporti – provato anche da indagini condotte dalla Gran Bretagna – e a confermarlo è stato lo stesso Chalabi in un’intervista alla tv francese. Lo stesso Chalabi che il giorno dopo veniva trovato morto a causa di un infarto, mentre la cronista che lo aveva intervistato era su un volo in fuga verso l’estero.
11 settembre e l’uccisione di Osama Bin Laden
Dopo dieci anni di guerra e di caccia all’uomo finalmente i Navy Seal avevano intercettato il ricercato numero uno al mondo nei pressi di Islamabad (Pakistan). Si sa che durante l’irruzione Osama Bin Laden è stato ucciso con un proiettile alla testa ed uno al petto ma nell’immediato poco si è saputo di quello che ne è stato del suo cadavere.
Se oggi ne siamo a conoscenza è solo grazie all’Associated Press che all’epoca ha fatto pressione sul Ministro della Difesa americano. In ottemperanza alla legge sulla libertà di informazione che permette di conoscere le modalità attraverso le quali il Governo federale lavora, oggi conosciamo i particolari del post uccisione[4].
Il cadavere di Bin Laden è stato trasportato sulla portaerei USS Carl Vinson[5], sulla quale è stato celebrato un funerale con rito islamico prima di gettare le spoglie in mare con zavorra. Le spiegazioni per questa scelta sono varie: c’è chi ritiene si sia fatto per evitare che il luogo di sepoltura diventasse meta di pellegrinaggio e chi ritiene che nessun Paese avrebbe accettato le sue spoglie.
I casi Julian Assange ed Edward Snowden
La prima vera bomba abbattutasi sugli USA in merito all’intervento in Medio Oriente si è avuta con Edward Snowden, che nel 2013 ha diffuso documenti riservati. Sono i primi passi dello scandalo Datagate[6]. Sono stati il Guardian ed il Washington Post a pubblicare i primi articoli sulle intercettazioni dell’NSA ai danni di cittadini americani e stranieri in un lasso di tempo che va dal 2001 al 2011.
Con il Programma Prism l’agenzia statunitense per un decennio ha avuto accesso ai tabulati telefonici e dati messi a disposizione dalle compagnie telefoniche e dalle big tech come Apple, Facebook, Google per controllare le conversazioni. Non solo. Lo scandalo si allargò quando si venne a sapere che tra le persone intercettate figuravano anche i nomi di capi di stato alleati come Angela Merkel. Lo stesso è stato per milioni di cittadini italiani.
Stando all’NSA, il Patriot Act promulgato dal governo Bush avrebbe esteso i permessi nelle intercettazioni, giustificando il proprio operato all’interno di un quadro di legalità. Una sentenza della Corte d’Appello USA del 2015 ha smentito questa versione certificando l’illegalità di tale comportamento. Il Presidente Barack Obama è poi intervenuto per rimettere ordine promulgando nel 2015 il Freedom Act con il quale il controllo è tornato ufficialmente nelle mani del governo.
Contemporaneamente un altro uomo, Julian Assange, attraverso il suo sito Wikileaks, pubblicava 90 mila documenti top secret riguardanti i fatti in Afghanistan. A procurarglieli era stata Chalsea Manning, ex militare statunitense e analista dell’intelligence nel corso delle operazioni in Iraq. Durante il suo servizio attivo era riuscita a trafugare migliaia di file – reato per il quale è stata condannata a 35 anni di prigione e poi graziata da Obama.
Quello che è stato definito Afghan Leaks racchiude un resoconto della guerra in un periodo compreso tra il 2004 ed il 2009 in cui, nero su bianco, si raccontano le stragi di civili; il potere dei talebani ed i loro rapporti con altri gruppi islamisti del Medio Oriente; l’inconsistenza dell’esercito afghano; la corruzione dilagante; la produzione dell’oppio alle stelle.
Il ritiro dall’Afghanistan dopo 20 anni
Con l’arrivo di Joe Biden alla carica di Presidente degli Stati Uniti d’America è giunto anche l’annuncio del ritiro delle truppe dall’Afghanistan. Le ferie agostane sono trascorse, per molti di noi, con lo sguardo fisso sugli schermi mentre i tg ci raccontavano in tempo reale lo smobilitamento delle forze occidentali. Con la partenza dell’ultimo velivolo i talebani hanno annunciato ufficialmente il loro ritorno al potere celebrandolo come una propria vittoria: il nastro della storia è stato riavvolto di 20 anni.
E l’esercito afghano sul quale abbiamo investito tante risorse e ore di formazione? La forza militare locale si è sciolta come neve al sole. Si sa che 565 militari afghani sono fuggiti con mezzi dell’aeronautica nazionale verso l’Uzbekistan che, volendo evitare ogni tipo di problema con i talebani, ha chiuso i propri confini. Viste le informazioni riportate dalle rivelazioni di Snowden ed Assange la situazione attuale non dovrebbe sorprendere nessuno.
11 settembre 2021: Joe Biden spinge per desecretare i documenti
Il bilancio, a vent’anni da quel terribile 11 settembre, è molto pesante. Restano soprattutto ancora grandi dubbi su quel giorno del 2001 e su come andarono le cose. Tante le polemiche allora nei confronti delle agenzie americane come FBI e CIA perché non seppero prevenire quegli attentati. Tante le polemiche oggi per le modalità con cui si è svolto il ritiro.
Almeno su quanto è avvenuto a New York Joe Biden intende fare qualcosa. Pochi giorni fa il Presidente ha firmato un decreto con cui ordina al dipartimento di giustizia e ad altre agenzie governative di riesaminare quei documenti per una declassificazione entro sei mesi. Documenti che, forse, potrebbero provare definitivamente il coinvolgimento o meno del governo saudita nell’attacco alle Twin Towers.
Ma questa è un’altra storia…
[1] History Channel, “Attacchi dell’11 settembre”, 2018. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.ilpost.it/2012/11/22/come-fu-sepolto-bin-laden/
[2] Ugo Tramballi, “11 settembre 2001, il giorno che cambiò le relazioni internazionali”, Ispi, 2020. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/11-settembre-2001-il-giorno-che-cambio-le-relazioni-internazionali-27366
[3] Alberto Negri, “Iraq, la madre di tutte le bufale”, Ispi, 2017. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/iraq-la-madre-di-tutte-le-bufale-16215
[4] History Channel, “Osama Bin Laden”, 2020. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.history.com/topics/21st-century/osama-bin-laden
[5] Il post: “Come fu sepolto bin Laden”, 2011. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.ilpost.it/2012/11/22/come-fu-sepolto-bin-laden/
[6] Internazionale, “Cos’è il datagate e com’è cominciato”, 2015. Consultabile al seguente indirizzo: https://www.internazionale.it/notizie/2015/06/25/datagate-snowden-spionaggio
Autore articolo
Martina Shalipour Jafari
Redattrice
Giornalista pubblicista ed esperta di comunicazione digitale.
Instancabile lettrice e appassionata di cinema.
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